Social Media Strategist, Sex blogger e creatrice della Community “Match and the City”: Marvi Santamaria è tutto questo e molto di più. Siciliana, classe 1988, un nome particolare e un’ossessione per il colore viola, trapiantata a Milano per lavorare come Social Media Manager, un bel giorno intraprende l’avventura di sex-blogger, con un pizzico di tenerezza alla Bridget Jones e un bel po’ di decisione come Samantha Jones.
Sul suo blog, “Match and the City”, racconta storie di ordinaria sessualità (e disagio) nate dalle dating app, un match dopo l’altro e così, giorno dopo giorno, ha alimentato un vero e proprio circolo virtuoso, che ha originato la principale Community italiana sulle dating app e un cantiere di idee in divenire su sessualità, relazioni e femminismo. Insieme a lei, scopriamo com’è cambiato l’amore al tempo di Tinder, anche se, persino oggi, nonostante tutto, nell’orizzonte fluido della rivoluzione digitale, che l’amore è tutto ciò che esiste è tutto ciò che sappiamo dell’amore.
L’amore ai tempi di Tinder è più complesso di prima, ma non per forza in senso negativo. Certamente si sono moltiplicate le possibilità assieme all’aumentare dei mezzi tramite i quali possiamo metterci in contatto gli uni con gli altri
Chi è Marvi Santamaria e come inizia la sua storia in rete?
Ho 31 anni, sono siciliana e lavoro a Milano da 5 anni come Social Media Strategist. Ho sempre avuto una passione per il mondo del web, fin da adolescente frequentavo le chat e coltivavo passioni considerate “nerd” (manga, videogiochi, libri fantasy). Ho creato il mio primo blog (qualcosa di inguardabile oggi) a 14 anni e mi è sempre piaciuto “smanettare” con la tecnologia. Dopo gli studi universitari in DAMS e la specializzazione in Comunicazione Multimediale, sono riuscita a fare di questa passione per il web un lavoro trasferendomi a Milano, dove ho frequentato il Master di IAB della Cattolica in “Marketing Digitale e Pubblicità Interattiva”, inserendomi nel mondo delle agenzie creative. La passione e il mio lavoro come Social media manager e strategist hanno giocato un ruolo importante anche nella creazione del mio progetto “Match and the City”, che parla del mondo delle app per incontri, dato che esse coinvolgono interazioni sociali online.
Qual è il tuo rapporto con la community di Match & The City?
Pur essendone la creatrice, cerco sempre di pormi sullo stesso piano rispetto a chi mi segue: i follower, come gli influencer, sono persone. Porto quindi avanti un rapporto di autentico scambio con i membri della mia community.
Essendo un progetto distribuito su più canali – blog, pagina Facebook, gruppi Facebook, profilo Instagram, eventi e talk, un podcast e un libro dal titolo “Tinder and the City. Avventure e disagi nel mondo delle dating app” (Agenzia Alcatraz) – cerco di mantenere una coerenza nel modo in cui mi pongo attraverso tutti i canali.
Devo dire che questo atteggiamento ripaga e ha un riscontro concreto: non di rado chi mi segue e legge mi scrive che apprezza ciò che comunico proprio perché mi pongo alla pari e in maniera leggera e spontanea. Questo è tra i complimenti che più mi rende felice di ciò che sto creando e della direzione in cui sto andando. Quando si tratta di toccare temi delicati come le relazioni e la sessualità, essere empatici, avere un tono confidenziale e quanto più inclusivo possibile è fondamentale secondo me.
A quali esigenze del popolo del web sei riuscita a dare una risposta grazie al tuo progetto?
Tre anni fa, quando ho creato il blog e la community Facebook “Match and the City”, sono partita proprio da questa domanda, ossia dal chiedermi quale fosse il gap da colmare. Di fatto ho soddisfatto un bisogno che era anzitutto mio: nel 2017 mentre cominciavo a usare le dating app mi sentivo molto sola nonostante le decine di incontri, avrei infatti voluto poter condividere ciò che stavo provando con altre persone che, come me, si stavano confrontando con questo mondo. Allora feci una ricerca sui social per controllare se vi fosse già qualche progetto verticale italiano sul tema delle dating app: non c’era (mentre esistevano diversi profili stranieri, soprattutto americani, con vasto seguito). Ho capito che quella poteva essere una nicchia alla quale parlare. Non tanto di nicchia poi in verità, se consideriamo che Tinder esiste già dal 2012 e il fenomeno delle dating app ormai è diffuso anche in Italia. Così ho deciso di creare la prima community italiana che parlasse del mondo delle dating app come Tinder, la “Tinder generation”. Ho avuto conferma della mia intuizione quando nei primi mesi in cui ho avviato il progetto ho cominciato a ricevere molti messaggi di persone che mi raccontavano in maniera spontanea e senza vergogna le loro vicissitudini nate sulle app per incontri: lì ho capito che c’erano tantissime storie che cercavano uno spazio e una voce che le raccontasse, per far sentire queste persone meno isolate e incomprese. Scherzosamente a volte dico che ho fondato una community “sul disagio” – ossia la frustrazione e la delusione che spesso il mondo degli incontri online può generare in chi vive queste esperienze – e in questo scherzo c’è un nucleo di verità: ciò che mette insieme le persone sono le emozioni e le storie di vita condivise. Ecco, poter partire dalla propria storia personale, come ho fatto io con la mia esperienza diretta sulle dating app, può essere una marcia in più nel costruire un progetto: partire da sé per arrivare agli altri, generando empatia. Del resto, questo è il grande potere delle storie: unire le persone trasmettendo dei messaggi. I social media poi sono un perfetto amplificatore di storie (nel bene e nel male).
Quali sono le regole fondamentali per destreggiarsi nella giungla delle app di dating?
Io sono per un anti-manuale delle dating app: intendo che secondo me, dato che siamo tutti diversi, non possono esserci “formule magiche”. Si possono però rintracciare degli accorgimenti ricorrenti, che io ho delineato in base alla mia esperienza e alle tante storie che leggo sulla mia community. Ad esempio, imparare man mano le regole del gioco per esserne consapevoli e non subire il meccanismo delle dating app, che spesso può creare dipendenza o generare frustrazione, com’è capitato anche a me, come racconto nel mio libro “Tinder and the City”.
Ci sono poi accorgimenti più specifici legati alla sicurezza: incontrarsi in pubblico le prime volte, magari comunicare ad amici dove si sta andando per sentirsi più sicuri, valutare bene i profili per evitare i fake, non fare mai niente che non si abbia davvero piacere di fare, soprattutto quando si parla dell’ambito sessuale (e rapporti sempre protetti!).
In generale, consenso e consapevolezza per me sono chiavi imprescindibili e questo vale soprattutto dal punto di vista femminile dato che viviamo ancora in una società che giudica negativamente una donna che è attiva nel cercare un partner soprattutto se online e per divertimento. I tabù culturali legati ai ruoli di genere e alla sessualità sono ancora molto radicati: è uno degli ambiti in cui sensibilizzo col mio progetto, che ha difatti la mission di andare oltre gli stereotipi in un mondo gravato da pregiudizi come quello degli incontri online.
Com’è l’amore ai tempi di Tinder?
L’amore ai tempi di Tinder è più complesso di prima, ma non per forza in senso negativo. Certamente si sono moltiplicate le possibilità assieme all’aumentare dei mezzi tramite i quali possiamo metterci in contatto gli uni con gli altri. Inoltre alcuni fenomeni, come quello del “ghosting” – quando una persona scompare tagliando di netto il rapporto senza fornire spiegazioni – sono favoriti dalla barriera costituita dallo schermo dello smartphone: sulle dating app siamo contatti dell’agenda digitale degli altri e togliere la compatibilità o bloccare è un’azione facilissima e veloce, che però con un solo gesto può generare dolore, smarrimento e solitudine in chi subisce. Inoltre, abbiamo assistito a uno switch di paradigma nell’approccio: se prima si incontrava qualcuno al bar, per esempio, e sulla base di una connessione emotiva/fisica/intellettuale già avvenuta si fissava un appuntamento per approfondire, con le dating app prima si fissa l’appuntamento tramite la chat e solo dopo, all’incontro dal vivo, si proverà a capire se effettivamente scatterà o meno la “connessione” con l’altro. Spesso mi chiedono se le dating app e la tecnologia abbiano “ucciso il romanticismo”: io non sono per questa retorica, dal mio punto di vista non è la tecnologia che fa funzionare o meno i rapporti, sono le persone a dover “funzionare”. Ad esempio, sulle dating app giudichiamo l’altro basandoci inizialmente sulla parola scritta in chat, che costituisce però solamente una parte della comunicazione: è un elemento troppo esiguo, che genera infatti incomprensioni e incomunicabilità. Ma tutto il resto si gioca poi su un terreno offline (non mi piace chiamarlo “reale”: il virtuale non è anche reale?): è lì che la relazione umana si costruisce davvero, al di fuori delle app, dove vigono stilemi socio-culturali che ci portiamo dietro da decenni.
Come nasce la collaborazione con The Fork e qual è il segreto per un appuntamento perfetto?
TheFork mi ha conosciuta tramite il mio libro e la mia community, quando è arrivata la loro proposta mi sono subito resa conto che c’erano i presupposti del “match perfetto”: sia il mio progetto “Match and the City” sia TheFork trattano temi attuali e di lifestyle. Inoltre TheFork viene utilizzata molto anche per i primi appuntamenti, quindi c’erano punti di contatto e valori condivisi tra i due progetti che hanno reso coerente e interessante questa collaborazione. Come scritto nell’articolo con TheFork sui ristoranti più adatti per il primo appuntamento a Milano e in altre città italiane, è importante trovare un locale che con la sua atmosfera e del buon cibo metta a proprio agio e allenti la tensione del primo appuntamento. Sarà comunque normale essere tesi o imbarazzati, del resto la prima impressione è ancora quella che conta. Per viverla al meglio, consiglio di pensare che l’altra persona molto probabilmente sarà nella nostra stessa condizione emotiva e dunque provare semplicemente ad essere se stessi. Personalmente, i miei appuntamenti più interessanti sono stati con uomini che non avevano l’ansia di “dimostrarmi” qualcosa e che si sono posti con me alla pari e in maniera spontanea, in un rapporto tra esseri umani.
LINK utili
Blog: www.matchandthecity.it
Facebook: https://www.facebook.com/matchandthecity
Instagram: http://instagram.com/matchandthecity
Podcast: https://matchandthecity.it/podcast/
Libro: https://matchandthecity.it/tatc/
Gruppo Facebook donne: https://www.facebook.com/groups/1455938841109974/
Gruppo Facebook misto: https://www.facebook.com/groups/452786128821342/
Elisabetta Pasca