Lui è Davide d’Atri, giovane imprenditore esperto in gestione e ripartizione dei proventi derivanti da opere musicali, e la sua creatura è Soundreef, la start up fondata nel 2011 che ha apertamente lanciato una sfida reale all’immarcescibile monopolio SIAE. In pochi anni, grandi risultati, tra cui l’essersi accaparrati un artista vulcanico e in crescita come Fedez, che ha rotto con la tradizione per scegliere la via dell’innovazione. Il nodo cruciale della questione sta proprio nell’evoluzione tecnologica, promossa da realtà in fermento come Soundreef e stagnante invece in contesti monopolistici. Il dado però ormai è tratto e qualcosa sta cambiando, a livello nazionale e internazionale: Davide d’Atri ci racconta il percorso che ha trasformato un’intuizione nella visione concreta del futuro, in attesa che il legislatore si pronunci sul destino del monopolio SIAE in Italia.
Soundreef è una start up nata nel 2011 per la gestione dei diritti di autori e di editori. Qual è stato il percorso che ha portato alla realizzazione di questo ambizioso progetto?
Il percorso è molto lungo e prende le mosse dai tempi dell’università. Io ho sempre lavorato nell’industria della musica, ma ho una formazione di stampo economico, ho studiato economia. A proposito di Antitrust, ho ben presenti due regole fondamentali, ossia che non è possibile accordarsi sui prezzi tra concorrenti e che i concorrenti non si possono dividere i territori. Confrontandomi con la pratica dell’industria della musica, guardavo il mercato a livello europeo e pensavo “Com’è possibile che 28 società, cioè 28 SIAE, si siano divise 28 territori del mercato europeo?” Non poteva essere così, ma quella era per me soltanto una prima intuizione, da studente non sapevo ancora bene che cosa farne. Poi dopo la laurea e la fondazione della mia prima azienda, nel 2011 ho creato infine Soundreef, capendo finalmente che da quella intuizione avuta anni prima potevo effettivamente costruire qualcosa.
Quali sono gli elementi distintivi che descrivono l’essenza di Soundreef? Come funziona la piattaforma, perché conviene e in che modo riesce a utilizzare meglio degli altri le potenzialità del digital?
Per prima cosa in Soundreef dividiamo tutte le utilizzazioni al 100% in maniera analitica, dunque non ci sono regole complesse, molteplici ordinanze di ripartizione o calderoni strani, ma per noi l’unica regola è che se un brano è stato suonato, quel brano deve essere pagato. Il secondo valore è che la rendicontazione e il pagamento devono essere molto veloci. Dunque, per i concerti, rendicontiamo entro 7 giorni, ossia gli aventi diritto possono visualizzare i guadagni online entro 7 giorni dallo svolgimento del live e i pagamenti vengono effettuati entro 90 giorni. Con il metodo tradizionale la rendicontazione è spesso fino a 18 mesi e il pagamento fino a 24 mesi. Un altro valore fondamentale per noi è la tracciabilità: tutto deve essere tracciabile e non in maniera complicata, mettendo in mezzo avvocati e spese non necessarie. L’avente diritto deve poter andare sul suo account e vedere chiaramente dove la sua musica è stata utilizzata e quanto ha guadagnato. Con noi l’autore può scaricare immediatamente un report dettagliato per avere immediatamente il controllo della situazione, eliminando così la nube nera che spesso avvolge gli aventi diritto. Il nostro modello di divisione analitica, tracciabilità e rendicontazione veloce è però un modello possibile soltanto da qualche anno: se dobbiamo ravvisare una colpa nelle collecting societies tradizionali è che non hanno investito in innovazione negli ultimi 10 anni o lo stanno facendo troppo lentamente. Vent’anni fa, di certo, il modello Soundreef non poteva essere sviluppato.
Che tipo di criticità affliggono il sistema italiano e quali possono essere le modalità e le strategie da mettere in campo per favorire la liberalizzazione in un’ottica di competitività e sviluppo?
Partiamo dal presupposto che il problema non è solo italiano, in questo caso specifico non ci appartiene la bandiera nera, ma si tratta di un problema specifico di tante nazioni. Varie nazioni hanno un monopolio reale e de facto e di conseguenza quando c’è un monopolio l’innovazione latita. Il problema principale nella gestione dei compensi degli aventi diritto in Italia è tecnologico: ossia gli autori non hanno gli strumenti che permetterebbero loro di uscire dall’ignoranza dei luoghi in cui la loro musica viene suonata. Non avendo gli strumenti, la lamentela nei confronti del monopolista rimane fine a se stessa. Infatti se si ha la percezione che il monopolista non ti stia trattando bene ma alla fine non si hanno gli strumenti per andare a contestare qualcosa di specifico, la contestazione non produce nessun risultato. Qui siamo di fronte ad un caso classico di innovazione che manca in un mercato monopolistico. Per noi l’unica maniera per spingere il monopolista a innovare è costringere il monopolista a competere con qualcuno, perdendo i suoi privilegi. Solo la concorrenza può portare ad una reale innovazione tecnologica.
Una crepa nel monopolio Siae si è finalmente aperta: come siete riusciti a fare breccia e in cosa intendete davvero fare la differenza rispetto ai competitor?
L’unica vera differenza che una società, soprattutto giovane, può apportare al mercato è di natura tecnologica. Fornire le informazioni il più velocemente possibile agli aventi diritto è il nocciolo della questione nel nostro caso specifico. Il tema non è tanto chi va a prendere i soldi, quanto chi va a ricavare le informazioni dall’utilizzatore. Perché ci può essere anche soltanto un soggetto deputato alla riscossione dei guadagni, ma si deve permettere alle società di andare dall’utilizzatore in maniera attiva o passiva e chiedere le informazioni. Se posso acquisire le informazioni sui passaggi radiofonici, poi posso bussare alla porta di chi ha incassato per conto mio e controllare effettivamente la corrispondenza degli incassi dovuti in piena trasparenza. Dunque informazione e tecnologia devono essere al servizio di trasparenza e tracciabilità, questa è la sintesi.
Che differenze è possibile riscontrare tra il mercato italiano e i mercati internazionali?
A livello internazionale sono poche le collecting societies virtuose, non ci sono poi tantissimi esempi positivi, incredibilmente anche in paesi molto efficienti, come ad esempio la Scandinavia. Anche lì il monopolista ha combinato disastri. Per assurdo, i mercati più efficienti sono quelli in cui vige il libero mercato. Ad esempio la PRS, collecting society inglese, è un’ottima società, poiché si trova in una nazione in cui il mercato è completamente libero. Soundreef infatti si è costituita come società proprio in Inghilterra: siamo stati riconosciuti dal governo inglese come un’entità di gestione indipendente, quindi come una nuova collecting society. Stesso discorso vale per l’America, dove esistono 3 collecting societies, che operano in concorrenza tra loro fin dagli anni Quaranta e sono società pienamente efficienti. La società canadese, la SOCAN, è forse la più efficiente al mondo e lavora ancora una volta in un regime di libero mercato. Purtroppo i fatti dicono che dove non c’è libero mercato le società sono un po’ più opache.
La scelta di Fedez di lasciare la SIAE per Soundreef è stata al centro delle cronache e ha dato una notevole spinta alla start up: questo passo rappresenta il culmine o quanto meno la svolta di una case history di successo. Quali sviluppi intravvedete nel prossimo futuro?
Certamente la scelta di Fedez ha segnato uno dei momenti più importanti per la società. Si tratta di un artista e autore importantissimo che si stacca da SIAE e si iscrive a Soundreef. Questo rappresenta innanzitutto un’evidenza giuridica della possibilità per autori ed editori di affrancarsi dal monopolista e di gestire i propri diritti in maniera diversa, alternativa. Indica poi certamente una sicurezza in più per coloro che vogliono compiere lo stesso passo e che possono fare riferimento ad un catalogo di prestigio. Speriamo anche che il legislatore tenga conto di questo fermento, proprio in questi giorni che è chiamato a recepire la direttiva e a scrivere una nuova legge per l’abolizione o meno del monopolio SIAE. Ovviamente da parte nostra ci auguriamo che siano tanti gli aventi diritto che seguiranno l’esempio di Fedez.
Elisabetta Pasca