Nella stagione d’oro della cucina, che impazza in tv e sui social network, un personaggio spicca come il fortunato apripista di questa felice tendenza, nonché il principe più amato dal popolo degli aficionados: lo chef Alessandro Borghese. Protagonista in televisione con i suoi format che sanno presentare al meglio l’universo del buon cibo, declinandolo in una serie infinita di sfaccettature, Borghese incarna con ironia e savoir faire l’essenza di una passione che rappresenta uno tra gli elementi più preziosi di eccellenza italiana. La cucina raccontata da Alessandro Borghese è una bella fiaba rock, dal carattere popolare e coinvolgente, perché si apre al pubblico offrendo la possibilità di una condivisione di sapori e valori che assomiglia a una vera e propria festa da vivere giorno per giorno. In questa intervista, scopriamo attitudini inedite dello chef, come quel romanzo rimasto per ora ai box, in una cartella sul desktop del suo computer…
Alessandro Borghese è considerato a furor di popolo lo chef più simpatico e social del momento, tanto da essersi guadagnato numerosi meme, cinguettii su Twitter e follower: come ha fatto breccia nel cuore del “popolo del web”?
Sono anche stato citato in una canzone di uno dei più famosi cantanti rap italiani (Fabri Fibra, ndr)!Ho trovato la risposta nelle parole di Carla Icardi: ‘Se vi chiedete dov’è il trucco, beh datevi pace, il trucco non c’è. Lui è uno di quelle persone che quando entrano in una stanza catalizzano l’attenzione. Se qualcuno vuole fargliene una colpa, sbaglia’. Da ieri a oggi, non sono mai stato lontano dall’essere me stesso. Capisci che si chiama bravura e competenza: il carisma o c’è, oppure, se manca, si lavora su serietà e impegno. Esistono professionisti con poco carisma ma con un grande talento. Sicuramente puoi essere simpatico a molti, oppure stare sulle palle, quello che resta è la sostanza. Alla fine, che cosa fai per te e per gli altri? Puoi avere tutto il carisma che vuoi, ma se scarseggi nella professione di cuoco, offendi l’intera categoria insieme a tutto il resto, questo non è corretto. Non si improvvisa in nulla, nemmeno nel far da mangiare, figurati se lo scegli come mestiere. Alla fine se cavalchi l’onda di altri e ti poni sempre solo con i soliti slogan sul cibo e la cucina per distrarre dalla pratica concreta, con frasi che starebbero bene su una calamita da frigo, allora il mio consiglio è studiare di più, arricchendo il curriculum, con più report sulla propria vita e meno chimere.
Qual è il suo rapporto con i social network, li considera uno strumento valido per comunicare o una causa della degenerazione delle interazioni sociali?
Sono stato uno dei primi Chef ad essere presente sui social network. Il boom l’ho vissuto fin dall’inizio. Postavo piatti. Musica. Foto. Monologhi. Hanno iniziato a seguirmi in tanti e oggi ci sono tantissimi amici virtuali a cui cerco di rispondere il più spesso possibile. Mi piace condividere il mio lavoro, un momento, un pensiero verso chi mi dimostra affetto senza esserci ancora conosciuti. Oggi comunicare la vasta arte gastronomica italiana è fondamentale, amplia l’attenzione sull’universo culinario da parte di un pubblico più preparato e attento. I social network insieme alla televisione hanno dato nuova energia alla cucina e alle ricchezze del nostro Paese. L’Italia deve essere portata sempre più in cima per l’elevato numero di eccellenze gastronomiche e di professionisti capaci. Non vedo come i nuovi mostri, quali troll o hater, possano distruggere, privi di coscienza come sono, tutto il mondo web. Mi riesce difficile quindi parlare di degenerazione, per questioni di dati e statistiche. Certo, in Italia esiste ancora una mentalità, fortunatamente minore, dettata da un regresso culturale: ciò che non conosco e che non posso essere è il male. Oggi i canali social, da Facebook a Twitter, passando per WhatsApp, ti permettono di scrivere dietro una finta protezione. La denuncia è l’unica strada percorribile per proteggere le generazioni future, io ho denunciato e ho vinto, non credevo che dietro a tale nickname, dolcissimo, di una mamma di due bambini si celasse un mostro capace di tirare fuori dalla sua mente e dalla tastiera le peggio cose. Offendere i bambini, le signore, chi ha un altro credo, denigrare le persone che la pensano in maniera diversa o invidiare la vita di un altro, senza avere il coraggio di presentarsi per nome e cognome, lo trovo da brividi e necessariamente da denuncia. Negli uffici della mia azienda, la AB Normal srl – Eatertainment Company, stiamo lavorando per contribuire a regolamentare il mondo internet, vogliamo che la netiquette per chi scrive in rete diventi legge. Le persone che compiono aggressioni verbali, o diffondono ingiurie, fake news, oltraggi, parole volgari devono essere bannate direttamente dai social network, attraverso una registrazione con documento di identità. In modo che il mondo immaginario delle streghe e dei mostri, travestiti da persone per bene, possa finire.
Il cibo è da sempre sinonimo di convivialità, occasione di incontro e di scambio collettivo, oggi è anche grande protagonista in tv e sul web. Non si rischia di andare incontro a una specie di “indigestione”?
Assolutamente no! Il food ha catturato l’attenzione dei network televisivi e di internet, la cucina è l’anima del nostro Paese, le materie prime sono uniche ed eccezionali, era ora! Oggi abbiamo la fortuna di avere mezzi di comunicazione immediati e diffusivi e chiunque, attraverso la televisione, internet e la stampa, può seguire i procedimenti e i consigli dello Chef preferito. Mi piace essere connesso con il mondo, scoprire le nuove tendenze dell’universo culinario, prendere spunti per migliorare i miei piatti. In Italia abbiamo creato un linguaggio universale sul cibo: pasta, cappuccino, spaghetti, parmigiano, espresso, pizza. Puoi trovarti in un qualsiasi posto all’estero, parlare una lingua non tua, ma la parola “pasta” resta per tutti il sinonimo per eccellenza del Bel Paese. È fondamentale divulgare l’agroalimentare italiano a casa nostra e nel commercio mondiale, finalmente era ora che oltre all’arte, alla storia, al turismo, alla moda e pure al calcio, ci fosse molta attenzione alla nostra cultura gastronomica. È un grande biglietto da visita nel mondo. Ovviamente sono lusingato di essere stato un precursore degli Chef in TV. Inoltre sono fiero di aver sdoganato la cucina e a di averla “impastata” con altri universi affini, come ad esempio l’universo musicale e l’arte. Prima era impensabile raccontare di piatti con brani rock o parlare in un’intervista come questa di eventuali abbinamenti tra le due realtà. Ho creduto fortemente nel mio lavoro e nel potenziale della cucina del Bel Paese. L’Italia all’estero è vista come la patria dell’eccellenza, abbiamo la materia prima, la storia di piatti incredibili, solo noi non l’abbiamo ancora capito! Alcuni vicini di casa hanno saputo valorizzarsi meglio, potremmo avere molta più fiducia in noi stessi, osare e crederci di più.