Il 19 febbraio si è completato il passaggio di consegne alla direzione del quotidiano La Repubblica, tra il direttore uscente, Mario Calabresi, e Carlo Verdelli, fresco di nomina, ricevuta dal Consiglio di Amministrazione di GEDI Gruppo Editoriale. Il quotidiano in edicola il 20 febbraio sarà dunque firmato dal nuovo direttore.
Nella giornata di ieri, l’editore si era espresso tramite un comunicato: “Mario Calabresi lascia oggi la direzione di Repubblica. Sono stati tre anni di forte impegno, in un contesto di mercato difficile per il settore editoriale, durante i quali Calabresi ha saputo sperimentare nuove prospettive di sviluppo, mantenendo ferme tradizione e identità di Repubblica. Di questo Gedi Gruppo Editoriale gli è grato e lo ringrazia. Nuovo direttore è Carlo Verdelli, che ha maturato una solida esperienza in ruoli di vertice in testate e realtà editoriali di rilievo, distinguendosi per capacità di direzione e talento innovativo. A lui il compito di dare nuova energia al giornale ed affermarlo sempre di più come importante e autorevole punto di riferimento del giornalismo italiano. A lui e alla redazione, Gedi Gruppo Editoriale formula i migliori auguri di buon lavoro”.
Scrive Calabresi nella sua lettera aperta di congedo ai lettori:
“Cari lettori,
lascio la direzione di Repubblica dopo poco più di tre anni, in un mondo radicalmente cambiato e di cui è difficile cogliere il destino. In questi mille giorni siamo passati da Obama a Trump, dai discorsi ispirati ai tweet rancorosi, dal dovere di salvare chi sta affogando al dovere di respingerlo, dagli ultimi fuochi dell’idea di progresso alla chiusura totale nelle nostre paure.
Abbiamo assistito all’ascesa e al declino di un Movimento che prometteva politici nuovi per regalarci invece incompetenza, e di un partito che voleva dividere il Nord dal Sud e ora sta conquistando anche il Meridione in nome di un nuovo nemico, lo straniero. Allo stesso modo declina l’idea di democrazia, messa in un angolo dal fascino perverso degli uomini forti, coloro che si vantano di dire ciò che prima pareva impronunciabile.
Lascio questo giornale con l’orgoglio e la consapevolezza di aver raccontato tutto questo con chiarezza. Avevamo visto giusto. Ci hanno rimproverato di avere pregiudizi, ci hanno intimato di lasciarli lavorare, ci hanno accusato di lanciare falsi allarmi, invece era chiaro che l’ignoranza e l’improvvisazione ci avrebbero portato fuori strada e che i nuovi razzismi avrebbero lacerato il tessuto del Paese”.