In principio era il castoro, ma oggi Leonardo Decarli, nato a Civitavecchia nel 1990, immerso fin da piccolissimo nel mirabolante universo della creatività e dell’intrattenimento, tra recitazione, musica, radio, web e televisione, ha deciso che è giunto il momento di crescere e di trovare definitivamente la sua identità di uomo di spettacolo. Senza perdere mai l’ironia e la freschezza che lo hanno portato negli anni a conquistare su YouTube un pubblico sterminato di follower appassionati. Così l’impegno attuale di Leonardo su Real Time con il programma “Piccoli Giganti” è l’occasione più propizia per raccontare l’evoluzione del suo percorso, il rapporto con i social network, le considerazioni sulla crescente aggressività in Rete e ribadire la volontà di continuare a sperimentarsi in nuove sfide e progetti. Con SOCIALiCon, esploriamo insieme i lati inediti e più stimolanti dei protagonisti del web: la parola a Leonardo Decarli.
Appena 26 anni ma già attore, cantante, youtuber, speaker, vocalist e addirittura “castoro”: quali e quante sono le anime di Leonardo Decarli?
In realtà di anima ce n’è una sola ed è quella del castoro! No, scherzo, però seriamente vorrei cercare di svincolarmi da questa “maschera”, sono dieci anni che va avanti questa storia del castoro. Ormai lo conoscono tutti, per cui o trovo un altro animale oppure posso provare a percorre una strada un po’ più da professionista. Ciò che ho fatto maggiormente nella mia vita è stato sicuramente studiare recitazione, dunque la mia anima principale è quella che ama stare sul palcoscenico. Tutte le altre sono dei piccoli sfizi che mi tolgo, perché mi diverte fare un sacco di cose e poi sperimentando uno può rendersi meglio conto di quello che sa fare e di quello che non sa fare. Fortunatamente sul web si può fare tantissimo, senza rischiare di apparire troppo presuntuosi.
Qual è il tuo approccio con i social media, in che modo ti aiutano ad esprimere pienamente la tua creatività?
I social network per me sono fondamentali. Il mio piccolo segreto – se così possiamo chiamarlo – che mi ha permesso di avere molte soddisfazioni in questi anni, consiste proprio nella profonda fidelizzazione del pubblico che mi segue. Nel 2010 ho cominciato a percepire quello che facevo sul web ufficialmente come un mestiere, ben 4 anni dopo aver cominciato a farlo, e in quel frangente ho cominciato anche a rendermi conto dell’importanza dei social per restare in contatto con le persone che mi seguivano. Mi prendevo almeno un’ora di tempo per rispondere a tutti i 100, 1000 messaggi ricevuti in giornata sulla pagina Facebook. Adesso il panorama dei social è già cambiato rispetto a pochi anni fa e per me ora uno strumento utilissimo sono le Instagram Stories. Rappresentano sempre un modo efficace per far capire alle persone che io sono lì: chi mi segue può commentare i miei contenuti e io posso rispondere velocemente, tramite la funzione Direct. È un’interazione molto divertente e molto stimolante, che mi consente anche di capire e conoscere meglio i follower, di molti di loro conosco addirittura nomi e cognomi. Senza il pubblico non andiamo da nessuna parte, bisogna esserne consapevoli e personalmente il contatto con loro mi aiuta costantemente a rinnovarmi.
Il formato video è il protagonista principale della comunicazione digitale: in un orizzonte intasato dalla sovrabbondanza di stimoli, qual è il segreto per fare la differenza e per mantenere viva l’attenzione dello spettatore per l’intera durata del contenuto?
Purtroppo non esiste una regola aurea per identificare cosa piace o cosa non piace, è difficile sapere in anticipo quando un video può diventare virale, la fortuna è che il pubblico del web è molto ampio e variegato. Io stesso mi sono ritrovato a pubblicare dei video che non mi convincevano del tutto per poi scoprire il giorno dopo che avevano racimolato 2 milioni e mezzo di visualizzazioni in 24 ore. Di base, un creator può essere consapevole della potenza di un determinato format, ma l’aspetto bello e brutto allo stesso tempo del web è che alla fine non hai mai certezze in mano. Magari uno vive un anno alla grande, facendo milioni e milioni di visualizzazioni, ma poi, l’anno successivo arriva qualcun altro più giovane, più fresco, più bravo e tutto cambia. Ecco perché io, a quasi 27 anni, cerco di fare un piccolo grande salto, crescendo professionalmente, passando dal web alla tv.
Come affronti gli haters e i troll?
Fin dal 2011, da quando cioè ho cominciato ad avere maggiore risonanza su YouTube, ho sempre avuto degli haters. Addirittura mi chiamavano, molto delicatamente, “Leonardo Decancri”, perché purtroppo si sta diffondendo l’abitudine di non dare più il giusto peso alle parole, soprattutto su Internet. All’inizio ci restavo particolarmente male, mi chiedevo cosa cavolo volessero da me che in fondo non facevo nulla di sbagliato se non divertirmi, giocando a fare lo scemo sul web, senza rubare soldi a nessuno, né guadagnare una lira. Poi ho imparato che una parte del pubblico italiano è portato a commentare ogni cosa in maniera piuttosto aggressiva. È normale che esistano cose che ci piacciono e cose che non ci piacciono, ma non è necessario essere costantemente distruttivi quando non si apprezza qualcosa. Forse il castoro in questo caso è la metafora più adeguata: i creator non fanno nulla di scorretto ma esistono sempre dei “rosiconi” pronti a sparare a zero, sempre con qualcosa da ridire in negativo.
La comunicazione sul web ultimamente si è inasprita, i toni tendono spesso a farsi violenti: quale può essere la medicina contro fenomeni come il cyberbullismo e la violenza in rete?
Io ho sempre avuto persone che mi attaccavano in rete, prendendosela con me e con chi avevo intorno, fin da quando ho cominciato. Il cyberbullismo esiste da sempre, ultimamente per fortuna se ne parla molto più spesso. Io sono un tipo che all’inizio se la prende tantissimo per gli attacchi, ma poi finisce per lasciar perdere, ma a 27 anni ho le spalle decisamente più larghe dei ragazzini e delle ragazzine adolescenti, di 13, 14 anni, che frequentano il web e sono molto più delicati e sensibili rispetto a determinati attacchi. La cosa drammatica è che sempre più di frequente gli autori dei commenti più violenti e volgari sono proprio gli stessi ragazzi di quella fascia d’età. Affrontare questo problema nelle scuole è un punto cruciale: i personaggi del web come me dovrebbero intervenire in prima persona portando la propria testimonianza. Non bisogna essere leoni da tastiera, bisogna esporsi, affrontare dei temi che possano influenzare positivamente il pubblico che ci segue, soprattutto i più giovani. Molti se ne fregano ed è un grosso errore, perché sappiamo bene che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Per esempio, il primo programma che ho realizzato per Real Time si occupava proprio di bullismo. Insieme a Buscera, una cantante italo marocchina, raccontavamo storie di ragazzi che hanno subito cyberbullismo o altri atti di bullismo come se fossero capitati a noi, in prima persona. Tramite quel programma e l’associazione Pepita, una delle poche associazioni che si occupano seriamente di bullismo, ora avremo l’occasione di affrontare l’argomento direttamente nelle scuole.
Il successo e la viralità dei contenuti proposti sul web spinge le marche ad affidarsi a youtuber e creators per promuoversi: qual è il tuo rapporto con i brand, come coniughi la libertà creativa alle necessità commerciali?
Il creator sono io e io so come un determinato prodotto deve essere presentato sulla mia pagina per non sembrare smaccatamente una marchetta. Adesso sto lavorando per brand internazionali avendo voce in capitolo e proponendo degli argomenti in linea con il tenore del mio canale e noto l’apprezzamento da parte di cliente e pubblico. Non posso mica presentarmi con una crema idratante in mano se fino a ieri ho fatto il castoro! Lavorare con i brand è importante, è la principale fonte di guadagno per uno youtuber, però allo stesso tempo non voglio tirare fuori niente che possa infastidire il mio pubblico: intendo restare Leonardo Decarli. Un errore comune che commettono molti creator oggigiorno è quello di sporcare la propria immagine e, in questo caso, a risentirne in primo luogo è proprio il pubblico.
Conosciamo Leonardo Decarli oggi, quale sarà il Leonardo Decarli di domani?
Sto lavorando a “Piccoli Giganti” su Real Time con il 101% dell’impegno e della passione. Per me è la prima vera e propria esperienza televisiva completa e concreta, perché in precedenza avevo già lavorato al progetto ma solo per delle pillole quotidiane. Questa esperienza è una palestra perfetta e la sto vivendo al massimo, concentrandomi con tutto me stesso. Se andrà bene spero che ci sarà sempre più televisione nella mia vita. C’è in pentola anche un altro progetto tv su un’altra emittente, ma ancora non svelo di più per scaramanzia. Invece posso anticipare che questa estate uscirà un mio nuovo pezzo musicale, pop e non presuntuoso, proprio come piace a me.
Elisabetta Pasca