Quali sono i clienti tipo che si rivolgono a lei?
Dal privato al libero professionista, da quelli che hanno un lavoro fisso a chi ha deciso di rischiare… Poi ovviamente ci sono le aziende, i responsabili delle risorse umane e i responsabili marketing, ma non solo. Sono stata invitata a intraprendere questi percorsi con gruppi di dipendenti di alcune aziende. Recentemente ho fatto un corso a 70 agenti commerciali di una realtà che vende caldaie, perché questa impresa ha capito l’importanza di valorizzare il proprio personale essendo esso stesso il suo primo biglietto da visita, a livello di immagine ma anche di bon ton.
Lei si occupa infatti anche di tenere dei corsi, ma è anche collaboratrice di diverse testate e direttrice editoriale. Come riesce a coniugare tutte queste attività?
Diciamo che una cosa è sinergica con l’altra. Io sono partita come professionista, e da qui sono stata chiamata come docente per dei corsi. Successivamente qualche giornale mi ha chiesto di scrivere su queste mie esperienze. Si è creata questa osmosi di contenuti, informazioni e relazioni tra tutte queste mie attività, qualcosa che mi arricchisce e mi permette di fare meglio il mio lavoro, che necessita di costante aggiornamento. Mi muovo in tutta Italia, e ho attivato a questo scopo un network di mie colleghe che sono su tutto il territorio nazionale in modo tale da poter arrivare ovunque.
Quali sono i suoi progetti futuri? C’è qualcosa che vorrebbe ancora realizzare?
A stretto giro c’è sicuramente il desiderio di veder pubblicato il libro che sto scrivendo, “La moda nascosta”: si tratta di una raccolta di interviste a realtà italiane del made in Italy che portano avanti il sistema moda anche se sconosciute ai più. Non è certamente una mappatura precisa ed esaustiva, ma ho già raccolto 60 interviste. Oltre alla mia parte introduttiva sto raccogliendo contributi sui professionisti del settore che mi hanno dato il loro punto di vista sulla questione. Il volume dovrebbe essere pubblicato a settembre e presentato durante la Settimana della Moda. Poi ovviamente, pensando più a lungo termine, vorrei che il mio ruolo fosse finalmente riconosciuto in Italia: negli Usa sono molto più avanti da questo punto di vista, mentre nel nostro Paese ancora c’è molta confusione in merito al mestiere della consulente d’immagine, specie per le aziende. Adesso si parla tanto di dipendenti che sono tutti testimonial e brand ambassador di un’impresa, e questo è vero, ed è uno dei motivi per cui questo tema non si può più ignorare, in qualsiasi settore.
Lucia Mancini