Nel variegato e colorato mondo del lavoro di oggi, per essere efficaci e gestire un business vincente non basta avere dei buoni contenuti e un’elevata qualità dell’offerta: è fondamentale anche curare l’immagine di chi dà voce all’azienda sia nella piazza virtuale del web che offline. Giovanna Vitacca è una professionista che ha capito perfettamente come questi due mondi siano legati e vadano entrambi gestiti con la medesima cura. Come Style and Communication Coach si occupa di trasmettere la sua esperienza e la sua passione a chi, come lei, ha compreso l’importanza di comunicare nella giusta maniera e, allo stesso tempo, apparire sempre al meglio. Una lezione da tenere a mente e di cui cui lei stessa ci ha fatto dono in questa intervista.
Come è arrivata al ruolo che sta ricoprendo ora? Qual è stato il suo percorso formativo?
Quella di occuparmi di immagine, oltre che di comunicazione, è una mia passione di sempre: mi definisco quasi un’estetista mancata. I miei genitori volevano per me altro, e quindi, dopo la laurea, ho fatto più di 20 anni di esperienza in azienda come responsabile marketing e comunicazione. Allo stesso tempo, però, non ho voluto rinunciare alle mie passioni, prendendo dunque un diploma in estetica e come make up artist. Dopo la nascita del mio primo figlio, ho deciso di lasciare l’azienda perché avevo ritmi ormai insostenibili, e mi sono messa in proprio. A quel punto ho deciso di capitalizzare la mia esperienza ventennale nella comunicazione e, contemporaneamente, tirare fuori dal cassetto le mia aspirazioni, per poter avviare un’attività di consulenza d’immagine. Ho frequentato dei corsi qui in Italia per questo scopo e poi sono andata a studiare all’estero dove ho conseguito delle certificazioni riconosciute: negli altri Paesi, infatti, sono molto più avanti sull’argomento.
Sul suo sito lei si definisce “regista della comunicazione e dell’immagine”: che tipo di servizi offre una figura del genere?
I servizi sono tutti legati a un unico obiettivo, ossia quello di creare coerenza tra forma (l’immagine esteriore) e sostanza (il contenuto di ciò che si comunica). Oggi siamo più o meno tutti personaggi pubblici avendo tutti visibilità online. Credo che sia importante che la nostra identità sia coerente a tutto tondo: usare una bella foto per un contenuto non all’altezza è uno spreco, così come l’opposto. Il percorso di personal branding che curo va a toccare entrambe queste aree. Cerco di tirare fuori dalle persone i loro aspetti migliori, i loro talenti, e in più a ciò aggiungo la cura dell’immagine, perché se quello che abbiamo dentro non viene espresso con un look che sia coerente con la nostra personalità si crea allora una dissonanza. Sono queste dissonanze che cerco di eliminare con il mio lavoro.
Quindi oggi più che mai possiamo dire che immagine e comunicazione siano due elementi indissolubilmente legati?
Assolutamente sì. Ad esempio, su Linkedin mi capita spesso di vedere profili di Ceo di aziende con la foto che li ritrae con il vestito del matrimonio, e magari neanche il loro ma quello della figlia. Ma perché? In quel momento, su Linkedin, tu sei il rappresentante della tua azienda, e devi svolgere questo ruolo al meglio. Siamo tutti influencer in qualche modo. Lo stesso vale per i giovani che cercano lavoro: il proprio profilo Linkedin deve essere curato al meglio, perché altrimenti non arrivi nella maniera migliore ai recruiter.
Quali sono le principali differenze nell’occuparsi di personal branding online e offline? Ci sono delle difficoltà diverse tra un settore e l’altro?
Più che nel settore, le difficoltà si riscontrano nelle persone, perché ci sono quelle più intraprendenti (e quindi molto più convinte di fare un percorso del genere) e quelle meno, che hanno maggior resistenza nell’affrontare un cambiamento. Questo è ovviamente un problema, perché io non posso aiutare nessuno a cambiare se la persona stessa non accetta per prima di modificare qualcosa di sé. All’inizio faccio sempre una chiacchierata propedeutica per capire quanto una persona sia disposta ad affrontare con me questo percorso, e poi decido come muovermi. È interessante, tra l’altro, che quasi tutti vogliano modificare qualcosa a livello di immagine prima di tutto, e poi, nel caso, si concentrino sul resto.