Intervistare Francesco Quistelli circa la data del 2 febbraio è ormai divenuto per noi un appuntamento fisso. Questo è infatti il giorno in cui si festeggia il compleanno della sua “creatura”, Atlantis Company, realtà che si è subito attivata per rispondere alle sfide delle associazioni non profit e delle imprese socialmente responsabili. In soli tre anni di attività, Atlantis è cresciuta molto, arrivando a rafforzare il suo staff e il suo network di collaboratori esterni e lavorando con più di 30 organizzazioni non profit e aziende. Per sostenere il settore della solidarietà, Atlantis ha affrontato diverse sfide, ma il suo percorso non finisce di certo qui, come ci racconta proprio il Ceo Quistelli.
Dott. Quistelli, può farci un bilancio di questi tre anni di Atlantis Company?
In tre anni la nostra realtà è rimasta ben ancorata all’idea originaria, ossia quella di contribuire alla crescita del mondo non profit sostenendolo nella comunicazione e nel fundraising. Contemporaneamente vogliamo supportare anche le aziende profit che lavorano nel settore. Sicuramente al centro c’è la questione della raccolta fondi, quindi le campagne sms, natalizie, campagne lasciti ecc, ma l’attività di comunicazione è sempre più importante: è necessario unire questi due aspetti per costruire una relazione continua con i potenziali donatori attraverso i vari media.
Quest’anno Atlantis Company diventerà una Benefit Corporation. Qual è il significato di una tale evoluzione?
Più che di evoluzione parlerei di volontà di certificazione. Lo spirito di Atlantis è da sempre quello di una benefit corporation: il nostro lavoro e la nostra professionalità, infatti, sono al servizio delle realtà non profit che fanno dell’impatto sociale il loro cuore pulsante. Si tratta di un atto di certificazione per voler rendere più forte il nostro imprinting, anche perché la legge ora lo consente. Cercheremo ovviamente di rispettare tutte le regole legate a queste specifiche realtà.
Da quando siete nati, il vostro claim è sempre stato “Dare energia alla solidarietà”: quali gli strumenti di Atlantis per riuscirci?
Lo strumento principale è quello che mira a far sì che le persone siano coinvolte e partecipino a favore di una causa sociale: per riuscirci bisogna puntare sull’emozione e sulla tecnica. Ci sono tecniche di comunicazione e marketing che non si dimenticano mai, non sono mai da sole e accompagnano sempre l’aspetto emotivo dell’essere umano. Nel momento in cui noi mettiamo al centro la persona in ogni nostra attività, i risultati sono sempre positivi. Questo è l’approccio principale, ovviamente poi abbiamo diversi strumenti.
Un esempio di campagna efficace da voi portata avanti nel 2017?
C’è una piccola organizzazione che si chiama GFB Onlus, che si occupa di una rara distrofia muscolare, che ci ha contattato per una campagna di sms solidale. L’abbiamo realizzata insieme a loro e, grazie a questa iniziativa, questa piccola realtà ha potuto raccogliere migliaia di euro e, soprattutto, sensibilizzare tutto un territorio su questa tematica. Si tratta di un piccolo successo che speriamo porterà poi a un ampliamento di strategia a lungo termine. Un altro ottimo risultato è stato raggiunto tramite la personalizzazione di video da mandare ai donatori, come abbiamo fatto con Cesvi. È uno strumento che sta funzionando molto bene. Gli esempi comunque sarebbero diversi.
Non solo attività di comunicazione ma anche momenti di incontro ed eventi per riflettere sul settore di cui fate parte. Cosa possiamo aspettarci dal 2018, tra ritorni e novità?
Avremo nuovi workshop e masterclass, ma a giugno tornerà Reinventing Fundraising. Non posso svelare troppo ora, ma posso già dire che sarà un appuntamento con tanti ospiti e realtà importanti. Sarà come sempre un evento gratuito per coinvolgere il maggior numero di partecipanti: vogliamo fare in modo che coloro che hanno a che fare con questo comparto ricevano informazioni e riflessioni riguardanti il settore.
Lucia Mancini