È passato un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19 e giocoforza gran parte degli schemi di comportamento consolidati per l’umanità sono stati del tutto stravolti, in conseguenza di una nuova realtà emergenziale, governata da una serie di regole e restrizioni notevolmente impattanti sulle consuetudini quotidiane. In questo contesto, il comunicare in maniera corretta ed efficace messaggi e comportamenti diviene ancora più fondamentale e dirimente, sia per i singoli individui che per le aziende e le istituzioni.
Comunicare al tempo del Covid: per le aziende le strategie di comunicazione sono diventate sempre più cruciali e connesse a quelle di business
Non a caso, numerosi contributi e riflessioni sono stati proposti per individuare delle linee guida e definire una sorta di nuova grammatica della comunicazione nel nuovo orizzonte scombussolato dalla pandemia. L’imprenditrice Francesca Caon nel suo libro “I dieci comandamenti delle pr”, edito da Roi Edizioni, ha affrontato il problema dal punto di vista della gestione delle pubbliche relazioni: secondo la Caon, infatti, che si tratti di una piccola impresa familiare o di una multinazionale, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria, raccontarsi nella maniera giusta e raggiungere un numero crescente di persone è decisivo per ogni genere di business.
“Senza una narrazione positiva attorno al brand, creata con le pubbliche relazioni, farsi percepire come migliori sarà sempre più difficile. Per questo l’opinione di un esperto autorevole, ovvero un giornalista che parla di noi, può fare la differenza. La pandemia ha già cambiato tutto anche sul fronte delle pubbliche relazioni. Dietro all’entità dei mutamenti c’è però una grande possibilità, che noi specialisti della comunicazione siamo chiamati a sfruttare al meglio. Le pubbliche relazioni post Covid dovranno essere più veloci, incisive, maggiormente orientate alle necessità non soltanto del pubblico in target, ma più in generale di tutti quanti.
Le PR, insomma, sono chiamate a valorizzare al massimo e con grande responsabilità i messaggi aziendali e persino veicolare speranza, attraverso valori condivisi e un nuovo modo di intendere due elementi ormai sempre più inseparabili come lavoro e comunicazione” sostiene l’autrice.
Si può essere uno dei più grandi imprenditori al mondo, fatturare miliardi ma incorrere in errori deleteri per la propria immagine senza un esperto di comunicazione che sappia indirizzare su cosa dire, come dirlo e quando dirlo. La delicata e cruciale missione del PR è generare risonanza positiva per il proprio cliente, migliorandone la visibilità verso quell’attenzione mediatica che da una parte consente la costruzione di carriere, e dall’altra ne minaccia la distruzione.
Ecco, quindi, i 10 comandamenti delle PR che forniscono preziosi consigli su cosa fare e cosa non fare:
- Comunicate, comunicate, comunicate – Ciò di cui non si parla non esiste, e ciò che non esiste scompare. Tra essere pubblicati con costanza da media autorevoli e non godere di alcun tipo di menzione sui giornali, c’è una differenza sostanziale che si ripercuote sul processo di scelta del consumatore. Bisogna rendersi notiziabili e avere una mentalità aperta, senza concepire messaggi troppo complicati o rivolgersi solo ai grandi media.
- La percezione è realtà – Essere raccontati da qualcuno che conta, la cui opinione è solida e riconoscibile, incrementa di conseguenza la propria autorevolezza nella mente del pubblico. Non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che appare tale. Perciò è necessario comunicare valori comuni al maggior numero di persone possibili, affidandosi sempre ad un professionista del settore.
- Prima le PR – La vendita da pubblicità è diretta, immediata, ma meno sostenibile nel tempo. Le pubbliche relazioni sono indispensabili per cucire una cultura valoriale, rendendo possibile la trasformazione del prodotto in oggetto del desiderio. Ci vuole tempo e pazienza in quanto le PR implicano un lavoro di costruzione lungo e minuzioso, fatto di pubblicazione in pubblicazione, ma la celebrità che garantisce è destinata a durare nel tempo. E costa molto meno.
- Siate sinceri – La trasparenza è tutto. Vietato comunicare dati e informazioni false solo per accaparrarsi l’interesse del giornalista, ingigantire la notizia per essere pubblicati a tutti i costi o rifiutare di fornire chiarimenti se necessario.
- Attivate il magnetismo – Esistono azioni e piccoli trucchi che possono fare la differenza. Per esempio, coinvolgere i giornalisti in ogni modo possibile, facendogli toccare con mano ciò che fate e creando un’esperienza su misura per lui. Oppure ringraziarlo dopo ogni pubblicazione.
- Provocate con il mistero – Speculazioni, indizi, ambiguità equivalgono a diffusione massima. Il mistero genera conversazioni da parte delle persone, che condivideranno teorie e faranno di tutto per cercare risposte. Sommando a questa dinamica il potere di fuoco dei media, il risultato può essere una diffusione a 360° e molto funzionale del messaggio desiderato.
- Vietato lo spam! – Un bravo PR non crea spam e invia le giuste informazioni alle persone giuste, e nelle giuste tempistiche. Inviare comunicati in massa sperando che qualche pesce abbocchi all’amo è pura utopia. Senza selezione non ci sono risultati.
- Allacciate relazioni umane – Un giorno senza nuovi contatti è un giorno perduto. Con i giornalisti bisogna creare empatia e familiarità: porre domande, raccontare se stessi, creare un legame emotivo: ecco tre regole da tenere sempre a mente quando si parla con un giornalista. La familiarità va instaurata soprattutto quando si nota la disponibilità di quest’ultimo nel pubblicarvi con regolarità. È quello il momento perfetto per agire e stabilire con lui un contatto duraturo.
- Fate tesoro degli errori – Nessuno è perfetto, e i PR non costituiscono un’eccezione. L’importante è imparare la lezione, avere sempre un piano B e non lasciarsi più cogliere impreparati.
- Alimentate la controversia – La controversia è uno degli elementi chiave delle pubbliche relazioni ma bisogna saperla gestire e non far sì che generi danni. Bisogna sapere quando usarla e con intelligenza, conoscendo bene il proprio target di riferimento ed evitando di esagerare.
Dal punto di vista della ricerca, sul tema del comunicare al tempo del Covid, emerge poi lo studio realizzato dal Centre for Employee Relations and Communication (CERC) dell’Università Iulm di Milano, condotto su un campione di aziende e di communication manager fra luglio e novembre 2020, secondo il quale, in generale, il ruolo strategico della comunicazione interna si è consolidato durante la pandemia, insieme all’attaccamento e al senso di appartenenza dei collaboratori. Come riportato da Il Sole 24 Ore, il cambio di approccio attuato da molte organizzazioni, come confermato anche da altri studi condotti, ha sicuramente contribuito a far convergere gli sforzi di tutti (management, dipendenti e collaboratori) verso il superamento delle situazioni critiche, con il lato impresa maggiormente improntato a soluzioni risolutive per mantenere alta la reputazione aziendale. Secondo Alessandra Mazzei, direttrice del CERC, “la comunicazione è diventata parte integrante delle strategie di risposta alla crisi adottate dalle aziende e rispetto al 2019 si è rafforzato in modo molto rilevante il contributo dei manager di questa funzione alla definizione delle strategie di business”.