Il 21 maggio, a partire dalle ore 9.30, presso palazzo Wedekind, a Roma, in piazza Colonna 366, verrà inaugurata una kermesse di due giorni densa di approfondimenti e riflessioni relativi ai punti di forza del Belpaese. Si tratta del quinto «Meeting del Made in Italy», organizzato dalla confederazione AEPI: l’evento vedrà protagonisti numerosi personaggi di spicco del mondo della politica, dell’industria, delle associazioni. Al centro del dibattito, una serie di temi cruciali, dalla pubblica amministrazione alla cyber security, dalle infrastrutture e trasporti al welfare, alle eccellenze e al made in Italy. Ne abbiamo parlato con Mino Dinoi, presidente della Confederazione AEPI, Confederazione delle associazioni europee di professionisti e imprese.
Mino Dinoi, 47 anni, è romano ma di origini tarantine. Nel corso degli anni, ha ricoperto varie posizioni istituzionali e professionali, tra cui quelle di consulente aziendale e di servizi, Project Manager in Europlanning, amministratore e dirigente. Attualmente, oltre a essere presidente della Confederazione AEPI, è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda speciale Palaexpo del Comune di Roma.
Nel 2013 è stato eletto Consigliere del Comune di Roma e nominato Presidente della Commissione speciale “Politiche comunitarie”. Dal 2010 al 2013 è stato Consigliere di Amministrazione della società Zétema Progetto Cultura del Comune di Roma. Inoltre, da giovanissimo, a soli 19 anni, è stato consigliere del comune di Manduria (TA).
Il «Meeting del Made in Italy» giunge alla sua quinta edizione: l’intervista a Mino Dinoi, presidente della Confederazione AEPI, Confederazione delle associazioni europee di professionisti e imprese
Il 21 e 22 maggio torna il Meeting del Made in Italy, giunto alla sua quinta edizione: qual è la spinta concettuale alla base di questo importante appuntamento e quali saranno i temi principali e le iniziative al centro della manifestazione di quest’anno?
Sono passati quasi quattro anni dalla prima edizione del Meeting e lo spirito e l’entusiasmo sono gli stessi di allora, con in più la convinzione di potere e dovere recitare un ruolo nella tutela e nella promozione del Made in Italy. Quella prima volta si tenne nell’ottobre del 2020, quando ancora si pensava e sperava che la pandemia fosse finita con la prima ondata. Oltre al tributo di vittime, anche l’economia italiana era stata pesantemente colpita. Imprese a rischio chiusura, altre già arrese, la paura a bloccare tutto. Decidemmo allora che era il momento di mandare un segnale di fiducia, ed eccoci qui, al quinto appuntamento. Ogni anno con lo stesso claim “Unire le eccellenze per avere l’eccellenza”, ma con un parterre di ospiti sempre più qualificato e con proposte sempre più concrete e puntuali. Quest’anno avremo ad esempio l’onore di ospitare gli interventi di cinque ministri – Maria Elisabetta Alberti Casellati, Raffaele Fitto, Francesco Lollobrigida, Nello Musumeci e Paolo Zangrillo – a cui sono affidate deleghe di fondamentale importanza per le imprese: la semplificazione normativa, gli affari europei e il Sud, l’agricoltura, le politiche del mare, la pubblica amministrazione. Oltre a loro alcuni sottosegretari, tra cui quello alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, e quello al Lavoro e alle Politiche sociali Claudio Durigon. Non mancheranno autorevoli esponenti politici e amministratori delegati di importanti società partecipate e private. Ma non sarà una passerella: li ascolteremo, ma solleveremo anche questioni ancora sul tavolo. Con lo spirito costruttivo che anima AEPI dalla sua nascita.
Sul palcoscenico globale è necessario che si incontrino gli attori della politica e dell’economia nazionali: come si favorisce questa convergenza e quali sono le prospettive auspicabili nel breve, medio e lungo termine?
Nel corso della presentazione del meeting ho aperto il mio intervento usando tre verbi – confrontarsi, condividere, concretizzare – che iniziano con la solita sillaba: con. Perché è insieme che si ottengono i risultati: ognuno con le proprie competenze, con le proprie prerogative e con le proprie responsabilità, ma con la consapevolezza dell’importanza degli altri attori. Gli attori della politica e dell’economia si sono sempre confrontati, ma non sempre con lo spirito giusto, preferendo talvolta lo scontro all’incontro. La grande famiglia di AEPI è invece fermamente convinta che il dialogo, anche serrato, ma sempre costruttivo sia la via maestra da percorrere per il raggiungimento di risultati positivi per le imprese, i lavoratori e di conseguenza per l’intera comunità nazionale. Dalla prima edizione del Meeting sono cambiati tre governi, con tre maggioranze diverse, e da parte nostra non è cambiata la disponibilità al confronto. E devo dire neanche da parte degli Esecutivi. Un segnale positivo perché le sfide che attendono l’Italia sono grandi e abbiamo, uniti, il dovere di vincerle.
La Confederazione AEPI (Confederazione delle associazioni europee di professionisti e imprese) è da sempre e per vocazione intrinseca al fianco dei professionisti e delle imprese: qual è lo stato attuale del tessuto economico italiano e dove occorre intervenire con maggiore urgenza per ridurre criticità e fattori di rischio?
Le imprese italiane, durante il Covid, hanno resistito ad uno tsunami di proporzioni bibliche e, dopo, hanno dimostrato una capacità di resilienza che non era immaginabile. Dalla resilienza però è giunta l’ora di passare alla crescita e allo sviluppo. Immaginavamo che il PNRR avrebbe dato uno slancio maggiore alla nostra economia, ma purtroppo non è così. La crescita, anche quest’anno, con la messa a terra del Piano, resterà allo zero virgola, facendo comunque meglio, secondo tutte le previsioni, di Francia e Germania. Sembra evidente che le dinamiche internazionali, in questo momento, non favoriscano una crescita sostenuta.
Quali strategie e sinergie occorre mettere in campo per supportare adeguatamente l’emergere e il fiorire delle eccellenze del Belpaese, sia sul territorio nazionale che all’estero?
A proposito di dinamiche internazionali, dovrebbero essere favoriti almeno tre processi: lo stop alle guerre a noi più vicine, quelle in Ucraina e Striscia di Gaza; la normalizzazione dei rapporti tra Occidente e Cina, su cui pesano tensioni ormai decennali che dovrebbero essere superate; l’allentamento delle politiche monetarie restrittive, i tassi alti hanno ridotto la possibilità per imprese e famiglie di accedere al credito e investire, ma ormai la spirale inflattiva sembra superata. Sul piano interno, occorre aumentare la produttività e rilanciare i consumi, continuando con le politiche di defiscalizzazione del costo del lavoro.
Per i prossimi anni, qual è l’impegno di AEPI per il Made in Italy e che tipo di obiettivi e previsioni è possibile formulare partendo da iniziative di confronto come il Meeting del Made in Italy?
AEPI continuerà a lavorare in tutte le sedi per mettere allo stesso tavolo imprese, professionisti e politica, proprio come in questi giorni di Meeting. Solo insieme, pubblico e privato, possono trovare le soluzioni migliori per sostenere il brand Italia nel mondo. Non servono solo finanziamenti, servono idee innovative e gli imprenditori italiani – che ne hanno in abbondanza – devono avere la possibilità di avanzarle e vederle realizzate.
Per maggiori informazioni sul Meeting del Made in Italy e sulla Confederazione AEPI, clicca qui.