Già dopo pochi giorni dall’inizio del lockdown che ha blindato (e continua ancora a farlo) l’Italia a causa dell’emergenza Coronavirus, più di 3.200 volontari del Servizio Civile Universale hanno continuato a essere quotidianamente accanto alle comunità. Con l’hashtag #noirestiamoconvoi, hanno scelto di scendere in campo e di non restare a casa.
Grazie agli enti presenti sui territori, i giovani del Servizio Civile si sono impegnati in progetti e attività utili a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, stando sempre attenti a proteggere sé stessi e gli altri con ogni misura di precauzione necessaria e nel rispetto delle regole. Il racconto del loro impegno è andato on air sui canali social del Dipartimento, Facebook, Instagram e Twitter.
«Il piano per la riattivazione dei progetti di Servizio Civile Universale provvisoriamente sospesi a causa dell’emergenza Covid-19, annunciato lo scorso 30 marzo e reso operativo il 4 aprile scorso, ha dato i risultati auspicati: sono 23.000 gli operatori volontari da oggi di nuovo in servizio attivo e qualcun altro si aggiungerà nei giorni a venire»: queste le parole del Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora.
Dal 16 aprile, lungo tutta la nostra Penisola, i volontari che hanno deciso di restare accanto alle proprie comunità sono diventati 23.000: quasi 13.000 i giovani che hanno ripreso le attività sospese cosi come erano essenzialmente previste nei progetti originari, mentre circa 10.000 sono quelli impegnati in progetti rimodulati, per i quali loro stessi in molti casi hanno partecipato alla ridefinizione di obiettivi e attività.
«Tra i 23.000 volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero e nei Corpi civili di pace e che, costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza, hanno scelto di proseguire l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti – ha continuato il Ministro Spadafora – Sono poco più di un centinaio ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni. A loro si aggiungono un altro centinaio di giovani che invece hanno potuto trattenersi all’estero e oggi proseguono le proprie attività di servizio civile in altri Paesi, seppure con molta cautela e per la maggior parte dei casi da remoto».
Sono stati, infine, circa 6.000 gli operatori volontari che si sono dovuti necessariamente fermare in quanto gli enti presso cui operavano sono stati costretti a interrompere temporaneamente i propri progetti. Progetti che riprenderanno non appena ci saranno adeguate condizioni per ripartire.