Secondo uno studio condotto da PRWeek e PRCA, al 60% dei professionisti delle PR è stato diagnosticato un disturbo mentale e circa la metà dei rispondenti (49%) ha dichiarato di sentirsi sempre più sotto pressione con il passare del tempo. In generale, le agenzie PR registrano uno dei livelli di stress più alti in assoluto e le professioni della comunicazione sono considerate tra i lavori più stressanti al mondo.
Per questo è fondamentale che il settore, specialmente le agenzie, prendano in mano la situazione per aiutare il proprio staff a gestire e ridurre il livello di stress e, di conseguenza, i disturbi a esso connessi. Hotwire, in particolare, opera da tempo con azioni concrete a supporto dei suoi dipendenti, qualunque sia il problema che stanno affrontando. Che si tratti di un lutto, di stati di ansia, di depressione o disturbo bipolare, negli uffici di Hotwire tutti sono incoraggiati a parlare dei loro problemi: la possibilità e la libertà di affrontare questi temi personali sul luogo di lavoro sono un aiuto concreto che consente ai dipendenti di sentirsi a loro agio e al sicuro nel proprio ruolo.
Hotwire accanto ai suoi dipendenti per supportarli con un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo
Partendo da questi presupposti, i dipendenti dell’agenzia sono stati invitati a raccontare come un ambiente di lavoro disposto a fornire loro supporto li abbia aiutati nel loro cammino per ispirare tutti a portare in ufficio “ogni parte di sé”. Queste storie sono disponibili sul sito di Hotwire e direttamente scaricabili dal seguente link: https://hotw.re/WholeSelfBook
Hotwire si impegna così a stimolare un cambiamento culturale nel business della comunicazione, per creare un ambiente davvero aperto che riconosca le differenze tra le persone: ne abbiamo parlato con Fiona Chilcott, Chief People and Culture Officer di Hotwire.
Le professioni della comunicazione sono ritenute tra le più stressanti al mondo: quali sono i fattori di rischio che possono mettere a repentaglio la salute mentale degli operatori del settore?
Quello della comunicazione è un settore esigente, frenetico e in moto perenne. Ciò comporta spesso di misurarsi con lo stress causato dalle scadenze da rispettare e, talvolta, dalle lunghe giornate lavorative. I professionisti delle PR devono prima di tutto ricaricarsi, per non rischiare il burnout.
Esistono dei campanelli d’allarme da non sottovalutare nell’ambito dell’ambiente di lavoro?
È importante investire nella costruzione di rapporti solidi con gli altri dipendenti e con i membri del proprio team, in modo da poter agire tempestivamente e offrire ai colleghi il sostegno necessario fin dai primi campanelli d’allarme. Assenteismo, scarsa produttività e comportamenti inusuali sono alcuni dei segnali da tenere d’occhio. Se un collega improvvisamante si assenta a lungo per malattia, se non rispetta le scadenze e se si isola, evitando di partecipare alle attività del team, è possibile che stia vivendo un periodo di stress, infelicità e disagio mentale.
Si possono individuare delle pratiche virtuose per supportare al meglio i professionisti in difficoltà e rendere l’ambiente lavorativo più sano?
Innanzitutto, è fondamentale prestare ascolto e assicurarsi che i membri dello staff si sentano davvero ascoltati e capiti. Se possibile, bisognerebbe inoltre regolarne le responsabilità e la mole di lavoro per renderle più facilmente gestibili, nonché assicurarsi che siano al corrente delle risorse a disposizione – come ad esempio il nostro programma di assistenza psicologica ai dipendenti Employee Assistance Program – e incoraggiarli a concentrarsi sulla propria salute. I dipendenti migliori sono quelli che si sentono supportati, motivati e liberi di poter parlare con sincerità delle sfide che si trovano ad affrontare.
Come occorre operare per innescare un vero e proprio cambiamento culturale nei confronti dell’approccio e dei pregiudizi verso le malattie mentali?
I cambiamenti culturali partono dall’alto. Quando i leader creano un ambiente inclusivo e parlano apertamente delle proprie esperienze, gli altri si sentono incoraggiati a portare “ogni parte di sé” al lavoro e ad aprirsi anch’essi con sincerità. Occorre cercare spunti e occasioni per destigmatizzare i disturbi mentali, incentivando il coinvolgimento di tutti.
Quali sono le iniziative messe in campo da Hotwire per supportare al meglio i propri dipendenti?
In Hotwire, la salute mentale è la massima priorità. Siamo sempre pronti a mettere in campo nuove iniziative volte a incrementare il benessere dei dipendenti, incoraggiandoli a vivere una vita piena, felice e appagante. Progetti come la nostra campagna “Bring your whole self” testimoniano il nostro impegno a cambiare l’approccio attuale del mondo della comunicazione. La condivisione di storie rende possibili discussioni che altrimenti resterebbero confinate nella sfera privata. Sappiamo che il lavoro è solo una parte di ciò che ci definisce – non è un luogo in cui ci rechiamo, bensì ciò che facciamo – e, secondo la filosofia del Thoughtful Working, Hotwire invita le persone a integrare lavoro e vita privata nel modo che meglio soddisfa le loro esigenze. Grazie al Thoughtful Working, i nostri dipendenti sono liberi di scegliere da dove lavorare e di organizzare con flessibilità le proprie giornate lavorative in base agli impegni quotidiani. Inoltre, in tutti i Paesi in cui siamo presenti abbiamo implementato il nostro Employee Assistance Program, un programma di assistenza psicologica che garantisce ai dipendenti l’accesso a servizi di counseling psicologico senza alcun costo e nel massimo rispetto della privacy. Infine, implementiamo a tutti i livelli una politica di porte aperte e incoraggiamo i membri del team a parlare apertamente delle proprie passioni ed esigenze, in modo da poterli supportare nel loro percorso in Hotwire verso il successo.
Elisabetta Pasca