L’ottimo lavoro svolto e i risultati raggiunti negli ultimi tre anni sono alcune delle motivazioni che hanno portato la FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – a confermare per la seconda volta Roberto Rossi nel ruolo di Presidente. L’associazione senza fini di lucro, che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia amatoriale su tutto il territorio nazionale, ha fatto la storia di questo settore nel nostro Paese. Dal 19 dicembre 1948, data della sua fondazione, questa realtà, con sede a Torino, ha ideato e organizzato manifestazioni e iniziative volte a riunire tutti coloro che vedono nella fotografia non solo una passione da coltivare, ma anche un vero e proprio mezzo di comunicazione, uno strumento necessario per esprimere e, soprattutto, esprimersi. Con Roberto Rossi abbiamo parlato della genesi di questa associazione e degli obiettivi da raggiungere ora che è di nuovo alla sua guida.
La vostra Federazione è stata ideata nel 1948, quasi 70 anni fa. Quali sono i motivi che hanno portato alla nascita di una tale realtà?
La FIAF è nata nell’immediato dopoguerra dall’esigenza di alcuni circoli fotografici, circoli che avevano già una storia personale di un certo livello. C’è stato un fermento nel mondo della fotografia italiana, una voglia di guardare al futuro e si è sentito il bisogno di creare un’organizzazione che coordinasse il tutto. La nascita in contemporanea dell’Associazione Internazionale FIAP ha accelerato i tempi di questo processo di aggregazione.
Quali sono i numeri della FIAF?
La FIAF ha circa 530 circoli affiliati con al loro interno più o meno 40 mila soci. I soci diretti della Federazione sono invece 5 mila e 500.
Che vantaggi possono ottenere gli associati?
I vantaggi materiali sono diversi: ad esempio, chi si associa può ricevere la nostra rivista ufficiale “FotoIT”, l’annuario fotografico con le migliori foto che hanno partecipato ai concorsi e il libro della collana “Grandi autori”, che quest’anno è incentrato su Cesare Colombo, importante fotografo scomparso recentemente. Ovviamente poi ci sono sconti per gli ingressi alle mostre e alle varie iniziative organizzate da noi. Sicuramente la cosa più importante, però, è poter vivere insieme questa nostra passione, con la possibilità di confrontarci e di incontrarci alle nostre manifestazioni.
Quali obiettivi si è posto di raggiungere in questo ruolo che le è stato nuovamente assegnato?
Il primo obiettivo è sicuramente quello di consolidare una serie di iniziative che sono state fatte negli ultimi anni e che hanno fatto crescere molto la nostra realtà. Tra queste sicuramente il progetto a tema, di carattere nazionale: l’ultimo riguardava il mondo del volontariato italiano. I risultati di questo lavoro vengono sintetizzati poi in una mostra nazionale e in un catalogo. In contemporanea, in relazione a questo stesso progetto, si inaugurano poi mostre locali da parte dei vari circoli distribuiti per tutto il Paese. Per il prossimo anno abbiamo scelto come tema invece “La famiglia in Italia”. Ci sono altre attività ovviamente sulle quali stiamo lavorando, come l’istituzione di gallerie in ogni regione italiana per creare una rete di queste realtà, così da ideare tanti punti di riferimento locali.
Avete in programma anche di avviare un “Progetto scuola”. Di cosa si tratta?
Ci stiamo lavorando da molto tempo. Abbiamo proposto, durante gli Stati Generali della Fotografia, di creare questo progetto pilota che partirà dalle diverse esperienze realizzate nei vari territori, con cui dovremmo riuscire a coinvolgere circa 500 scuole di primo e secondo grado. Si tratta di una prima fase, ovviamente, ma puntiamo a un bel numero di casi che possano poi portare il settore della fotografia nella scuola italiana. In realtà, noi della FIAF siamo già presenti in tante scuole, ma il tutto è stato sempre lasciato alla buona volontà dei soci. Quest’operazione invece vorrebbe essere più strutturata, portando la fotografia nell’universo della didattica, misurando anche i risultati prodotti.
Quale rapporto si è instaurato e può instaurarsi tra il mondo della fotografia e i nuovi social?
In questo momento i social vivono d’immagini, ed è per questo che è essenziale iniziare un percorso che possa dare al fruitore la capacità di leggere la fotografia, non limitandosi dunque solo a subirla. Ovviamente noi usiamo i social anche per diffondere le nostre iniziative: sono strumenti importanti per la comunicazione anche nel nostro settore, tramite loro lanciamo contest e parliamo dei nostri progetti, come la mostra “Questioni di famiglia”, con cui indagheremo ciò che i grandi fotografi hanno fatto negli ultimi tempi su questo tema, soffermandoci anche sulla famiglia vista proprio attraverso i social.
Lei perché si è avvicinato al mondo della fotografia?
Mi sono avvicinato grazie a un corso fatto alla scuola media. Ho frequentato un laboratorio fuori corso, e per me è stata una folgorazione. Da allora non l’ho più abbandonata. A 15 anni ho fondato il mio primo circolo fotografico, che esiste tuttora. Poi questa passione è diventata il mio lavoro, e ora ho dato la mia disponibilità a essere parte attiva in questa organizzazione.
Avete in programma eventi speciali per l’importante anniversario dei 70 anni della FIAF?
Oltre al progetto sulla famiglia, stiamo preparando un libro sulla storia della FIAF, a cui stanno lavorando due storici della fotografia. Avremo poi una serie di mostre a Cortona ma molte altre attività devono ancora essere organizzate.
Lucia Mancini