Il Fertility Day è passato e con esso inizia a spegnersi anche l’eco delle polemiche seguite alla sua campagna di comunicazione, che però rimarrà negli annali. E ci rimarrà come una delle peggiori di sempre: sballata e sbagliata. Lo ha ammesso, più o meno, anche lo stesso ministro Beatrice Lorenzin che però, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, ha rilanciato chiedendo ai creativi di aiutare il ministero a trovare un nome nuovo per la campagna del 2017. A titolo gratuito, però. In questo modo il ministro della Salute ha ottenuto un’altra messe di critiche. Chi però non si ferma alle critiche è un pubblicitario di lungo corso come Vicky Gitto, presidente dell’Art Directors Club Italiano, associazione che raccoglie 300 creativi in tutta Italia, che si mette a disposizione.
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“L’Adci non è un’associazione a scopo di lucro e quindi da parte nostra c’è disponibilità massima per dare vita a una comunicazione efficace. Magari apponendo anche un nostro ‘bollino’ di garanzia. Per evitare ulteriori scivoloni e pessime figure. Non è pensabile indire gare e mettere a punto una strategia o una campagna in pochi giorni, oppure fare scelte decisamente sbagliate in ottica di risparmio”.
“Ma una volta scelta l’agenzia o i professionisti con cui collaborare, questi vanno pagati. Chi farà il lavoro è fuori discussione che debba essere compensato”, ha spiegato Gitto a YouMark.