Ci sono troppi uomini politici per le strade. Non in carne ed ossa, ma in carta da manifesto corrente. Non si può parlar d’altro. Anche volendo. Perché la cartellonistica stradale, quella canonica, in tempo di voto perde vigore iconico e persuasorio. Surclassata da transitorie ossessioni della visione. Volti seriali di rappresentanti del popolo.
Poco male. Anche perché anche questa volta il caso preso in considerazione, merita obbligate attenzioni e interpretazioni.
Roberto Carlino, Megadirettore Galattico dell’Immobildream, scende in campo. Di nuovo, dopo i trascorsi poco fortunati tra le file di Forza Italia. Questa volta però si fa scudo del crociato recentemente aggiudicatosi da Pierferdinando Casini, promettendo militanza al partito di centro.
Fin qui nulla di strano. La cronaca insegna: innanzitutto che i surrealismi della candidatura stravagante stanno da un’altra parte (vedi veline e figlie putative) e poi che i balletti voltagabbana della politica sono ormai metabolismo acquisito.
Ma allora cosa fa di Roberto Carlino un’interessante anomalia iconografica?
Cartellone elettorale alla mano sembra facile rispondere. La foto non è incredibilmente cambiata: è la stessa abusata per propagandare l’attività della sua ditta individuale.
L’imprenditore è sempre lì, fisso e granitico nella sua convenzionale posa da Arcangelo Immobiliare, posterizzato dopo il trattamento di bellezza ricevuto alle sacre terme di Photoshop.
Stessa posa, stessa foto. Anche se le “aziende” e i ruoli da ricoprire sono diversi.
E allora interviene il claim a mettere le cose a posto e a fare quei distingui che l’immagine non vuole, consapevolmente fare. Si. Perché la scelta del pubblicitario qui è matematica pressappoco come un logaritmo.
“Uno di casa”: recita così lo slogan, sfruttando associazioni lessicali da quattro soldi.
Congelato nella medesima postura da millenni, come se avesse incrociato malauguratamente lo sguardo della Medusa, in realtà Carlino inaugura qui un geniale esperimento di advertising.
Sfrutta il suo ego, già ossessivamente noto. Quello che vende solide certezze in periferia di Roma. Per far pubblicità al suo alter. Quello fantacattolico al servizio dei cittadini in Europa.
L’anello di congiunzione tra i due “Roberto” in questa sorta di disturbo bipolare dell’ “imprenditoria”, è una fede nuziale che compare ora (Adobe: è quasi magia) misteriosamente sull’anulare per assecondare i principi etici e politici di Pierferdinando.
E per aggiornare e correggere, ad un tempo, il cattolicesimo già lampante di un palazzinaro che in passato esponeva misteriosamente sulla scrivania (spot Mediaset testimone) non la foto della moglie, ma quella del Papa.
Non basta. Non finisce qui. Tentata furbizia è anche altrove.
Nell’intuire che un espediente di tal fatta non può essere unidirezionale.
La pubblicità bipolare di Roberto Carlino realizza infatti, per la prima volta, una sorta di intertestualità dell’advertising: un andirivieni della persuasione che va dall’immobiliarista al politico e ritorno, attivando così, ad un tempo, due insegne promozionali diverse con lo stesso neon e per lo stesso target.
Ciononostante: l’Impresario Maximo del cemento capitolino, in apparenza fuggito dall’insoddisfacente popolarità provinciale dell’era pre-promozionale, sembra nei fatti destinato a rimanere “pajata d’agnello imprenditoriale” dell’Urbe. Nulla di più.
Le spietate leggi del Karma sembrano aver già sentenziato che in questa vita potrà solo essere una copia da discount di un Premier che invece, con lo stesso look da Photoshop acquisito e la stessa aura eterea di un Megadirettore galattico fantozziano, riceve osanna e santificazioni da ogni Voghera d’Italia.
In summa: Roberto è un Re. Ma solo del quartiere. Come Al Pacino in un celebre film di Brian De Palma.
E allora è fatta: Carlino’s Way.