Karim Bartoletti – Indiana Production e Consigliere ADCI
Come affronta quest’anno il suo ruolo di giurato del Cannes Lions nella categoria Film Craft?
Non posso che essere lusingato dal fatto che i Cannes Lions mi abbiano scelto per far parte della giuria Film Craft. I Cannes Lions sono gli Oscar dell’Advertising, il premio più importante e riconosciuto del nostro business. Quindi essere chiamato a portare il proprio talento e la propria professionalità in una giuria scelta, composta da alcuni dei più importanti colleghi di business, mi rende molto fiero ed emozionato. Mi sento il peso di dover rappresentare il nostro paese e l’intelligenza creativa che ci contraddistingue, ma non ho la soggezione che molti si aspettano che si abbia in queste circostanze in cui giochiamo a livelli globali. In quella stanza nella quale passeremo molte ore a vedere numerosi lavori, siamo tutti allo stesso livello e di conseguenza spariscono le gerarchie emotive.
I trend del 2019 per l’advertising
Quali sono i principali trend che segnano la rotta dell’advertising per il 2019?
Credo che nel crafting dei nostri progetti si stia tornando alla ricerca del “bello”, la ricerca delle belle immagini, giuste per le creatività che si raccontano e giuste per gli schermi nei quali si fruiscono. Il crafting sta “tornando di moda” grazie alle tecnologie sempre in continuo miglioramento, grazie alla demoltiplicazione dei posti dove le persone possono vedere cose, ma soprattutto grazie al cambiamento nella modalità in cui le persone fruiscono i contenuti. Il concetto di “see what you want, when you want, where you want” è ormai ciò che fa sì che la creatività nel crafting, strettamente legato alla creatività della storia debbano creare innanzitutto contenuti interessanti per il pubblico. Abbastanza “interessanti” da rimanere a vederlo e non cambiare canale, “swipe-are”, o scrollare. Prevedo di vedere tanti lavori che ritornano alla bellezza delle immagini, tanti lavori di clienti più piccoli che entrano con forza nel panorama dei grandi players dell’advertising, e tanti lavori che provano attraverso il crafting di differenziare la comunicazione di un cliente per farlo galleggiare e non affondare nel mare di cose che vediamo tutti i giorni. Inoltre credo che ci saranno progetti fatti con maggiore disintermediazione fra le parti del nostro business e progetti fatti con un concetto di bontà che molti brand stanno cavalcando in questo momento nel loro storytelling.
Essere designato come giurato la pone in un punto di osservazione speciale sulla industry: che tipo di considerazioni può trarne?
Credo che, in generale, indipendentemente dall’essere in giuria o no, non c’è settimana migliore nell’arco del nostro anno che la settimana del Cannes Lions per capire “dove si è posizionati nel mondo”. Andare a Cannes senza vedere i lavori, incontrare le persone, essere curiosi dei trend e delle nuove modalità di fare comunicazione, senza riportarsi a casa una manciata di cose belle che si sono viste, vuol dire che non si sta approfittando dell’opportunità che la settimana del Festival ci dà. Si va a Cannes Lions non per andare alle feste ma per sapere se ciò che stiamo facendo nelle altre 51 settimane per i nostri clienti, per noi stessi, per le nostre aziende, può e deve essere censito e messo in discussione. Si deve andare per vedere se possiamo fare meglio o per capire che quello che facciamo non è poi tanto male. Cannes ci permette di capire dove siamo nella mappa cartesiana del business e molte volte ci sorprendiamo che sotto il lamento continuo che è tipico del nostro business, non facciamo solo cose brutte, non siamo sempre all’ultimo posto, e che in certe cose possiamo competere a livelli internazionali.
In tutto questo, fare una giuria ti da un punto di osservazione sul business che è molto più intensa e piena: nell’arco di pochi giorni si vedono migliaia di progetti e di contenuti fatti in modi diversi e con pensieri diversi e di queste migliaia, giudichiamo le diverse “parti” esecutive del progetto, le giudichiamo per la giustezza delle scelte fatte. E’ molto interessante, intenso e rinvigorente. Si esce dopo 10 giorni, stanchi ma chiaramente pronti a portarci a casa la volontà’ di fare tante “cose belle”.
Elisabetta Pasca