Il 2 febbraio 2015, esattamente due anni fa, nasceva Atlantis Company dal sogno del suo CEO, Francesco Quistelli, da sempre appassionato di comunicazione sociale e di fundraising. Questa realtà si è subito attivata per rispondere alle sfide delle associazioni non profit e delle imprese socialmente responsabili. In due anni di attività, Atlantis ha collaborato con più di 20 di queste organizzazioni e aziende, sviluppando con loro campagne di raccolta fondi, eventi e iniziative culturali, il tutto per raggiungere un unico, grande obiettivo: dare energia alla solidarietà. Francesco Quistelli ci ha raccontato i successi ottenuti e le sfide affrontate nel corso di questo biennio a capo della sua società.
Oggi Atlantis Company compie due anni di vita. Che bilancio può fare di questa sua attività?
Sono stati due anni di grande impegno e fatica, ma anche di belle soddisfazioni dal punto di vista delle attività realizzate e della risposta del mercato. La nostra compagnia si dedica al non profit, alle cause sociali, quindi è questo il focus su cui ci concentriamo: abbiamo avuto buone risposte e siamo riusciti a tarare meglio la nostra offerta in questo periodo grazie anche ai nostri clienti che ci hanno aiutato a capire meglio i loro bisogni.
Tra le esperienze fatte in questi due anni, quale ricorda con più piacere?
Ce ne sono diverse fortunatamente. Dal punto di vista di consulenza strategica, le più belle esperienze che ricordo sono quelle legate a organizzazioni medio-piccole che sono partite da zero: è molto bello seguire sin dall’inizio queste realtà, dandosi degli obiettivi e riuscendo a raggiungerli. Ad esempio Molino San Gregorio, un progetto dell’area milanese che prevede la riqualificazione della cascina nel Parco Lambro: abbiamo fatto per loro indagini, sito internet, promozioni e quant’altro, iniziative che stiamo ancora portando avanti. Poi ci sono la Ronda della Carità e Pane Quotidiano, due associazioni che si occupano dei più bisognosi: stiamo seguendo anche loro a 360°, sono due progetti che ci impegnano tanto e ci danno tanta soddisfazione. La nostra mission aziendale è infatti sempre quella di dare energia alla solidarietà: è bello toccare con mano le cause sociali ed essere al fianco del cliente giorno per giorno.
Qual è stata invece la sfida più difficile che avete dovuto affrontare?
Le sfide più difficili sono legate al settore culturale, che è quello più complicato da affrontare in un discorso legato al fundraising: la sensibilità è diversa, a tratti minore, ed è un campo dove le idee sono tante ma di più difficile realizzazione. Richiede sicuramente più fatica.
In questi due anni di lavoro accanto a queste realtà, quali sono stati gli insegnamenti più importanti che avete tratto?
Sicuramente in un lavoro come questo bisogna essere molto aperti e flessibili. Questo ci ha permesso di affinare la capacità di lavorare insieme riuscendo a cogliere quali elementi sono ideali per creare un ambiente di lavoro migliore, elemento fondamentale per operare al meglio. I progetti che hanno avuto più successo sono quelli infatti che hanno alle spalle un meccanismo di partecipazione molto sentita, sia da parte nostra che del cliente. Non è sempre facile in realtà, ma abbiamo imparato l’importanza di individuare fin da subito il miglior modello operativo per andare avanti insieme. Si tratta di qualcosa legato sicuramente alla chiarezza degli obiettivi e al tipo di relazione che si instaura con il cliente: bisogna essere “duri” e diretti per visualizzare subito le reali opportunità e possibilità di successo. Questo è probabilmente uno degli elementi più importanti che abbiamo imparato, anche perché è molto legato alla natura stessa delle organizzazioni non profit: occupandosi di cause sociali, le loro aspettative sono sempre molto alte, e a volte questo può creare dei problemi.
Una delle attività di Atlantis Company è quella di organizzare giornate formative ed eventi come il Reinventing Fundraising. Cosa possiamo aspettarci a questo riguardo per il 2017?
La nostra responsabilità sociale di impresa è molto legata agli aspetti di formazione e condivisione dei saperi. Ci impegniamo molto su questo aspetto. Sicuramente a giugno riproporremo il Reinventing Fundraising presso l’Università Bocconi, potenziandolo e coinvolgendo sempre più realtà profit e non profit, allargandolo magari ai protagonisti della comunicazione: mi piacerebbe indagare in che modo i media possano collaborare con aziende e organizzazioni per far sì che abbia davvero luogo il cambiamento di cui necessitiamo oggi.
Quali sono le parole chiave che guideranno il futuro di Atlantis Company?
La prima è sicuramente integrazione, che deve avvenire tra i livelli di fundraising e comunicazione. Poi anche innovazione, nel senso di costante miglioramento di tutte le attività in un’ottica di sempre maggiore efficacia. Aggiungerei inoltre emozione e donatore, che devono essere al centro delle nostre attività e di quelle delle organizzazioni.
Lucia Mancini