Christian Grande, designer italiano classe 1972, è noto al grande pubblico per l’originale idea della contaminazione e dei “travasi” di forme, concetti, colori e materiali tra il mondo delle quattro ruote e quello della nautica sportiva di lusso. La sua passione per il car design e le auto supersportive ha prodotto numerosi casi di successo. Anche dal design passa il successo del prodotto sul mercato: di questo Christian Grande ne è convinto.
Qual è la genesi delle tue creazioni che continuano a rendere vincente lo yacht design italiano in tutto il mondo?
E’ stato quasi ‘fisiologico’ che le due passioni, prima o poi, venissero in contatto. E le passioni forti si ripercuotono in tutto ciò che si vive. Nelle barche di taglia media, e nei gommoni, già si potevano intravedere caratteri di utilizzo simili a quelli di auto sportive e performanti, e proporzioni ideali per la trasposizione di molti stilemi automobilistici. Ho inoltre voluto un prodotto nuovo per il mare, un prodotto desiderabile per il solo fatto di averlo o di pilotarlo, che prima, nella nautica, era molto raro. La difficoltà è stata riuscire a trasferire anche l’immagine e il “family feeling” (che nell’industria automobilistica è imprescindibile) sul prodotto barca, non concepito per un tale linguaggio, e tradizionalmente privo di elementi come calandre o capote.
Ci puoi illustrare la genesi del nuovo tender, il Sacs – Abarth 695 Tributo Ferrari, nato dal connubio con Sacs Marine in co-branding con Abarth e Ferrari?
Immedesimandoci nello spirito Abarth, che è soprattutto un preparatore, abbiamo iniziato con l’idea di onorare e rendere omaggio al più famoso e rappresentativo marchio italiano di automobili. L’iter creativo è stato non dissimile da quelli verificatisi per il Lancia di Lancia e lo Strider Abarth Powershore, entrambi mezzi performanti e curati, entrambi nati dalla chiara volontà di trasporre lo spirito automobilistico in chiave marina. Il nuovo Sacs si pone come ulteriore segno in questo processo di coniugazione dei due mondi: ho cercato di rievocare le forme caratteristiche delle monoposto di Maranello, con dotazioni dallo spiccato carattere corsaiolo e con pilota in posizione centrale. Il volante a tre razze, i pannelli consolle in carbonio, le spie e il tappo serbatoio di derivazione “racing”, tutti elementi che siamo abituati a vedere a bordo delle veloci monoposto, sono inseriti in una scocca che interpreta lo stile italiano delle “rosse” con superfici giocate su rapporti di vuoto-pieno che ne sottolineano l’attitudine alla velocità. Il posteriore scolpito riconduce alle forme aerodinamiche delle sorelle su quattro ruote, e culmina nel supporto per il poggiatesta che ricorda quelli presenti sulle vetture di Formula 1. Questi caratteri non implicano una riduzione del comfort in navigazione, tantomeno una diminuzione dell’eleganza di questo piccolo tender, il cui bilancio cromatico giocato sul rosso Ferrari unito al nero di dettagli e carena e al grigio delle cuscinerie, risulta in un oggetto non concepito in funzione del tipo di yacht di cui sarà tender, ma dotato di forte identità propria, esattamente come una granturismo di Maranello, che attira gli sguardi qualunque sia l’’ambientazione.
Come sei diventato designer di yacht? E che percorso consigli ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Sin dalla prima adolescenza mi sono interessato di automotive e nautica. Dopo gli studi all’Istituto di Car design di Modena, per un caso ho conosciuto Sessa Marine, collaborandovi e svolgendo la tesi finali sui progetti delle Key Light 18 e 21, già prodromi della successiva evoluzione della contaminazione tra mondo automotive e nautica. Da li il passo è stato breve. Agli aspiranti designer che intendessero intraprendere questa carriera consiglierei innanzitutto di comprendere se possiedano o meno quella sensibilità e talento necessari al lavoro di designer. Devono poi essere disposti al sacrificio e pazienti, saper distinguere il percorso formativo migliore e sapere aspettare, perché i risultati, in questo lavoro, possono arrivare anche dopo molti anni.
Dal punto di vista creativo, come valuti l’attuale stato di salute del design italiano?
Lo trovo in buona salute e sempre fiorente, anche se, ultimamente, mi capita di vedere colleghi celebrati per esercizi più di sensazionalismo e autocelebrazione che non di vero industrial design, che per me rimane il mestiere del prodotto, del come e del perché e del quando, del confronto con l’industria e col mercato e della ricerca del miglior bilancio tra funzione, bellezza e fattibilità.
Quali sono, a tuo avviso, le tipicità che lo contraddistinguono dal design degli altri paesi? E’ vero, ad esempio, che per il consumatore italiano il concetto di bellezza prevale su quello della funzionalità?
Il design italiano è tipicamente orientato verso la ricerca dell’unicità e della bellezza, e a soddisfare le ‘voglie’ del cliente in termini di esclusività e prestigio. A volte questi intenti vanno a discapito della funzione e della comodità e, in molti casi, volutamente, perché è quello che il mercato richiede. Altre scuole di design, come quella nord-europea, sono molto più concentrate sulla funzionalità e sulla praticità, che vestono di stile solo in seconda istanza. Credo comunque che il gusto e lo stile italiani siano ancora li a primeggiare, anche perché, con i nuovi materiali e le nuove tecnologie a nostra disposizione, possiamo rendere ancora più belli i nostri prodotti, senza rinunciare alla funzionalità.
Quali progetti ha in serbo lo Studio Christian Grande DesignWorks?
Ovviamente devo rispettare patti di riservatezza che non mi consentono di scendere in dettagli o citare i progetti in corso. Vi dico solo che stiamo ulteriormente portando avanti evoluzioni e ampliamenti di gamma per tutti i nostri clienti, con nuovi modelli e proposte che conoscerete a breve.
Christian Grande
E’ uno dei più giovani designer italiani ad essere già entrato nel palmares dei nomi di riferimento. Formatosi nei migliori istituti scolastici dedicati all’arte e al car design, si è laureato a pieni voti presso la Scuola parauniversitaria di Car Design di Modena. In seguito ha poi operato in qualità di docente. Affiancando alla sua passione per le automobili quella per le imbarcazioni da diporto, si è specializzato nello yacht design, cominciando sin dal 1992 a ideare le nuove imbarcazioni di Sessa Marine. Nei prodotti sviluppati dallo Studio si percepiscono i forti connotati dello stile italiano. La forza lavoro di cui si avvale Christian Grande è eclettica e diversificata, tanto che lo Studio può gestire numerose sfide contemporaneamente ed è in grado di progettare diverse famiglie di prodotti industriali. Tra i casi di successo per quanto riguarda il mondo nautico, il gommone Lancia di Lancia e la C68 di Sessa Marine premiato quale “migliore design per barche a motore entro i 24 metri”, durante il Festival de la Plaisance di Cannes 2009.
di Ivano Basile