Sono lontani i tempi in cui “la scatola magica della tv” proponeva le luccicanti star del momento avvolte in importanti griffe nel presentare il messaggio pubblicitario. Riviste patinate, spot, cartelloni pubblicitari promettevano un po’ della bellezza e fama di attrici e modelle qualora si fossero acquistati i prodotti da loro indossati. Oggi solo Madonna resiste stoicamente nella pubblicità per Louis Vuitton, evidenziando ancora di più il profondo gap che si è creato tra presente e passato.
Claudia Schiffer, Naomi Campbel, Linda Evangelista e molte altre osservavano il pubblico protagoniste ciclicamente di originali immagini d’autore. Maestri della fotografia come Helmut Newton, Steve Meisel e Bruce Weber hanno vestito per decenni le griffe di originalità e sensualità incontrandosi in modo armonico con la personalità del designers.
Un’ epoca è stata scandita dalla moda raccontata per immagini: marchi, icone dello spettacolo e forte attenzione dei media hanno saputo per anni tener desta l’attenzione, magari mascherando e inventando l’esistenza di qualcosa di così lontano dal comune da poter solo essere immaginato.
Ma questa è l’epoca del web2.0 e ognuno è protagonista su internet: la magia è stata erosa, forse assaggiata e superata, ma, comunque, decisamente ridimensionata.
Tra le probabili cause del declino della pubblicità di moda, potrebbe esserci indubbiamente anche la crisi che ha portato le aziende a tagliare notevolmente i costi pubblicitari, ma la volontà di raggiungere una comunicazione che faccia capolino sul pc con un’ interfaccia il più vicina possibile alla vita quotidiana dell’utente ha concentrato gli sforzi in direzioni differenti.
Maggior praticità e meno divismo, dunque, ma forse anche meno spazio per sognare.