In un panorama globale che vede sempre più al centro dell’attenzione l’evoluzione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, Hotwire ha organizzato l’evento “La Narrazione di Marca nell’Era dell’AI” presentando per l’occasione un report di approfondimento. Il rapporto, attraverso una serie di interviste a un ampio ventaglio di esperti, da giornalisti a cyberpsicologi a designer e esperti di marketing, ha identificato quattro profili relativi al rapporto dei brand con l’intelligenza artificiale, suggerendo come sfruttarli nella propria comunicazione. Infatti, anche i marchi apparentemente lontani da concetti come tecnologia o innovazione non possono ormai più ignorare l’importanza e l’impatto dell’intelligenza artificiale, perno di quella che si preannuncia come la più grande rivoluzione tecnologica dei nostri tempi. Ne abbiamo parlato con Beatrice Agostinacchio, Managing Director Hotwire per Italia e Spagna, esaminando anche il tema cruciale del ruolo delle donne nel settore tech.
Hotwire ha recentemente realizzato il report “La narrazione di marca nell’era dell’IA”, per approfondire il rapporto tra il brand storytelling e l’intelligenza artificiale: cosa è emerso dal report e come si misura l’impatto di questa rivoluzione tecnologica nel mondo della comunicazione?
Dal report sono emersi tanti spunti interessanti. In primis, che l’intelligenza artificiale è un dato di fatto con cui ormai “dobbiamo fare i conti” nella nostra società, e i brand non possono essere da meno. L’altro assunto importante è che, a seconda del posizionamento di un brand, c’è una possibile narrazione nei confronti dell’IA. È fondamentale però prendere posizione e sviluppare questa narrazione. Il report ha prodotto una matrice che prevede 4 cluster, che a secondo del posizionamento sulle varie direttive, identifica e posiziona il brand, ne definisce i tratti o offre spunti di possibili narrative.
Prendendo spunto dalle riflessioni emerse nel report è stata elaborata la “Matrice delle Narrazioni di Marca nell’Era dell’IA”: in cosa consiste e quali prospettive offre?
Come anticipato, la matrice serve per investigare come i marchi possono abbracciare la rivoluzione dell’IA nel proprio brand storytelling; un quadro di spazi narrativi creati per aiutare i brand leader a decidere come orientare la loro prospettiva sull’IA.
AI e donne in tech: l’intervista a Beatrice Agostinacchio, Managing Director Hotwire per Italia e Spagna
La matrice identifica – sulla base di due coordinate principali che vedono distribuirsi sull’asse delle ascisse l’efficienza vs l’esperienza e su quella delle ordinate pionieri vs scettici – quattro archetipi:
- Stile di Vita Transumano: sono quelle aziende che scelgono, o hanno già scelto, di porre l’IA al centro della loro narrazione. Questo archetipo ha un atteggiamento ottimistico nei confronti della tecnologia, è un early adopter e si impegna costantemente e pubblicamente con l’IA.
- Conservatorismo Digitale: sono marchi caratterizzati da un’attività basata su artigianato, tradizione ed esperienze interpersonali. Sono intrinsecamente scettici nei confronti dell’IA e tendono a essere più conservatori al riguardo.
- Ancore di Stabilità: i brand identificati in questo spazio narrativo sono scettici nei confronti dell’IA. Nonostante l’implementazione in alcuni aspetti della loro vita quotidiana, scelgono di non includere l’IA nel loro storytelling.
- Massima Convenienza: questo quadrante comprende i marchi che utilizzano l’IA come strumento per migliorare il servizio offerto ai propri clienti. Le aziende che rientrano in questo archetipo affrontano l’IA da un punto di vista pragmatico, spesso non danno priorità a questa tecnologia nel loro storytelling ma la riducono semplicemente all’utilità per l’azienda.
È uno strumento utile per i brand per capire dove posizionarsi e definire la loro narrazione in base agli elementi caratterizzanti la propria natura e offerta e prendere una posizione nei confronti dell’IA.
In questo momento stiamo vivendo una fase di grande fermento dal punto di vista dell’innovazione: qual è oggi il ruolo delle donne nell’ambito del settore tech e in relazione al compiersi di un vero e proprio cambiamento culturale globale?
Credo che il ruolo delle donne sia doverosamente da tutelare in tutti i settori e nel tech, come in molti altri, si assiste – purtroppo – ancora a differenze di genere. È sicuramente incoraggiante vedere come la presenza femminile aumenti in ambiti come le discipline STEM e, anche se ancora in numeri non rilevanti, in posizioni apicali.
Non c’è differenza tra il cervello maschile e femminile in ottica di apprendimento, penso solo si debba continuare a lottare strenuamente contro lo stereotipo culturale che alcune cose sono “da uomini” o “da donne”.
“Il tech non è un lavoro per donne”: questo vecchio luogo comune è purtroppo ancora oggi duro a morire, soprattutto in Italia. Qual è effettivamente la situazione delle donne nel tech nel nostro Paese e che tipo di iniziative possono essere messe in campo per ridurre il gender gap nel settore?
Credo che il vero lavoro da fare sia abbattere gli stereotipi culturali e creare ambienti che non siano “ostili” alle donne solo perché per troppo tempo sono state appannaggio di altri. Per ridurre il gender gap si dovrebbe lavorare anche a politiche sociali che favoriscano il rientro dalla maternità, il supporto sociale e l’incentivo ai padri ad occuparsi maggiormente dei figli laddove possibile e dove la legge lo consente. L’incremento della fruizione del congedo parentale dell’ultimo anno è sicuramente un segnale incoraggiante.
Supportare le ragazze che vogliono studiare materie STEM può costituire un elemento cardine per intraprendere una nuova rotta: in che modo brand e istituzioni possono collaborare per raggiungere questo obiettivo?
Assolutamente sì. Le discipline STEM rappresentano il futuro e non è pensabile non aprire queste opportunità a tutta una fetta della nuova generazione solo per una questione di genere. È totalmente anacronistico e credo che si stia facendo tanto in materia. Sicuramente il mio augurio è che nelle famiglie e nelle scuole si abbattano in primo luogo questi stereotipi perché è li che si forma la volontà delle nuove leve.
Elisabetta Pasca