È stato presentato al Senato della Repubblica il “1° Rapporto Auditel – Censis su convivenze, relazioni e stili di vita delle Famiglie italiane”.
Oltre 6 milioni di donne sono capofamiglia. I bambini tra 4 e 10 anni si rivelano precoci digitali. Aumentano le coabitazioni per ragioni economiche. È clamoroso il boom di accessori domestici: mentre la tv spopola e lo smartphone invade anche il letto (28 milioni di adulti navigano sul web di notte), nelle case sono più i forni a microonde che le lavastoviglie, va scomparendo la segreteria telefonica e si fa largo la vasca idromassaggio.
Il Rapporto si fonda sulla Ricerca di Base Auditel, che, 7 volte l’anno, intervista – casa per casa- oltre 41 mila italiani e realizza, così, una fotografia originale e preziosa della società: le dotazioni delle famiglie (dal tostapane alla fibra ottica), le interazioni e i ruoli decisionali, i consumi mediatici.
Dal Rapporto emergono moltissimi dati.
Eccone una sintesi in 10 punti.
– 1. Le persone che vivono sole sono 5,7 milioni, e 1,3 milioni vivono o con parenti o con altre persone con cui non hanno relazioni di coppia o genitoriali.
– 2. Le donne con ruolo di capofamiglia sono ormai 6,3 milioni, pari al 25,7% del totale delle famiglie. Oltre alle donne che vivono in solitudine – capofamiglia per definizione – ce ne sono 2,9 milioni in coppie con o senza figli, di cui ben 1,7 milioni che assolvono da sole al ruolo di genitore: una straordinaria esperienza di esercizio della responsabilità femminile nel quotidiano di cui troppo poco si parla.
– 3. Le coabitazioni che includono anche persone senza legami di parentela sono 2,3 milioni. Le ragioni? Molteplici. Ma sarebbe un errore sottovalutare quelle economiche, che spingono ad affittare o subaffittare stanze.
– 4. Le case degli italiani sono stracolme di elettrodomestici tradizionali o di ultima generazione. Tra tutti, spicca il televisore: ve ne sono oltre 43 milioni (il 97,1% delle famiglie ne possiede almeno uno), contro 14 milioni di pc portatili (48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%), 5,6 milioni di pc fissi (22,1%). Rafforza il primato della tv questo dato: il 19,3% delle famiglie dispone di almeno un televisore connesso al web o perché è una Smart Tvo perché è un apparecchio tradizionale connesso al web con dispositivo esterno. I telefoni cellulari sono presenti in oltre il 95% delle famiglie, i telefoni fissi solo nel 60% circa. Il forno a microonde, che ritroviamo nel 53% delle abitazioni, batte la lavastoviglie, utilizzata da quasi il 45%. Gli impianti di aria condizionata arrivano al 29,7%. Il sistema HI-FI con componenti separati al 16,5%. La linea fissa solo dati al 13,2%. La vasca idromassaggio al 4,9%. Residuali la video camera digitale (6,5% delle famiglie) e la segreteria telefonica (2,1%).
– 5. La connessione al web è ormai capillare e coinvolge anche gli anziani. Wirelesse connessione mobile, in casa, al lavoro, negli esercizi e spazi pubblici, rendono il web imprescindibile nelle dotazioni individuali e nelle relazioni collettive.Il 49,6% delle famiglie dispone di una connessione a banda larga: con una forte oscillazione territoriale (che penalizza il Sud) e sociale (che penalizza le famiglie a basso livello socioeconomico).
– 6. I minori sono autentici precoci digitali: nella fascia d’età 4-10 anni il 17,6% ha il cellulare, il 6,7% utilizza il pc fisso, il 24,2% il portatile, il 32,7% il tablete il 49,2% è connesso al web. I nati dal 2000 in avanti sono il banco di prova tangibile degli effetti sociali, anche sulle relazioni familiari, dei nuovi strumenti tecnologici.
– 7. I figli sono un formidabile moltiplicatore dei consumi. È vero che le famiglie con figli sono quelle che più soffrono per le difficoltà economiche; e che il terzo figlio è in molti casi una delle determinanti della povertà. Tuttavia, emerge – con nettezza – che la famiglia con figli ha una propensione al consumo maggiore. Le famiglie monogenitoriali sono le più in sofferenza sul piano economico, visto che, tra l’altro, stentano a star dietro alla dinamica incrementale della dotazione di beni legata, appunto, alla presenza di figli e adolescenti.
– 8. È prevalente il potere decisionale maschile su settori vitali della vita familiare nelle coppie con o senza figli. Gli acquisti quotidiani e di elettrodomestici sono, infatti, gli unici ambiti a prevalente potere decisionale femminile: il resto è tutto in mano ai maschi, che nella gran parte dei casi sono i capofamiglia. Cresce, tuttavia, il peso dei figli nel caso di decisioni di spesa per i deviceinformatici.
– 9. C’è una netta propensione a convivere con persone del proprio gruppo sociale, per livello di scolarità e per professione svolta.Le donne, più degli uomini, tendono a fare coppia con partnerche svolgono attività professionali dello stesso livello; e sono più propense ad accettare uomini con minore capitale culturale. Vince su tutto l’omogeneità socioeconomica e professionale delle coppie, in sintonia con una società dalla mobilità sociale bloccata quasi per ceti.
– 10. Le famiglie italiane sono alle prese con la formidabile potenza erosiva delle fruizioni individualizzate degli smartphone, che azzerano – di fatto – i momenti di aggregazione collettiva. Una persona, uno smartphoneè la metrica ormai imperante in tutte le tipologie familiari: una condizione di base, strutturale, che consente a ogni singolo membro di fruire in totale autonomia e piena comodità di contenuti modulati sui propri specifici interessi. Lo smartphoneè utilizzato dalla quasi totalità dei membri delle famiglie, trasversalmente alla condizione socioeconomica. Ma in solitudo, per se stessi e non in fruizione collettiva. Sono addirittura 28 milioni, poi, gli utilizzatori notturni che lo hanno eletto a inseparabile partner sin nel proprio letto. E ben 11,8 milioni indicano esplicitamente la fruizione sempre e ovunque dello smartphone sul web. Per comparazione, pensando al televisore non si può non sottolineare la sua capacità di aggregazione e di generazione di convivialità nelle famiglie. Le tirate di qualche anno fa contro la tv accusata di distruggere la relazionalità rivelano, perciò, una volta di più, tutta la loro vuotezza retorico-moralistica. Nella maggior parte delle famiglie la tv aveva e ha ancora una fruizione prevalentemente collettiva: riunisce dinanzi a sé, in contiguità fisica, i membri delle coabitazioni, con un’alternanza di silenzi (per ascoltare) e scambi di opinione tale da poter tranquillamente affermare che il televisore crea i presupposti tecnici e di contenuto della relazionalità familiare.
Come spiega Andrea Imperiali, Presidente di Auditel, “grazie alla collaborazione e alla costante interazione con le principali istituzioni statistiche del Paese, Auditel ha potuto perfezionare e validare un approccio assolutamente originale e lontano dai luoghi comuni per fotografare le trasformazioni in atto nella società italiana. Ora, assieme al Censis, abbiamo deciso di sistematizzare e rendere pubbliche le risultanze della Ricerca di Base Auditel che rende possibile un racconto reale della nostra società, giacché è basato su un lavoro d’indagine non mediato e realizzato interamente sul territorio, porta a porta”, sottolinea Imperiali.
“La famiglia, collante della società, ha cambiato pelle con l’evoluzione sociale: siamo passati dalla “famiglia Spa”, che combinava redditi e patrimoni, alla famiglia di cura garante di welfare informale e reddito per i componenti non autosufficienti e i figli precari, fino all’attuale rischio di una famiglia disintermediata, alle prese con le sfide che minacciano la relazionalità interna”, dice Giuseppe De Rita, Presidente del Censis. “Il consumo individuale legato agli smartphone connessi al web fa saltare quella quotidiana ritualità conviviale costruita intorno alla visione dei programmi televisivi. Il Rapporto Auditel-Censis ha messo sotto i nostri occhi la portata della sfida, visto anche l’intenso e precoce utilizzo dei device digitali da parte di adolescenti e bambini”, conclude De Rita.
Il Sottosegretario alle Politiche Sociali e al Lavoro, Claudio Durigon, ha sottolineato che “il rapporto delinea efficacemente una famiglia di fatto, reale, al cui interno sono presenti elementi disgregatori ed erosivi, come lo smartphone che azzerano formidabilmente i momenti di aggregazione collettiva”. Per tale ragione “ora più che mai, sono improcrastinabili politiche per sostenerla, nella piena consapevolezza che famiglia e società sono intrecciate più di quanto si pensi.”
“È necessario tutelare i minori che sono i soggetti più deboli e, in tal senso, è importante il ruolo dei genitori nel loro percorso di crescita e di educazione all’utilizzo delle nuove tecnologie. Viviamo in un’epoca in cui si sta sviluppando una vera e propria dipendenza dalle varie piattaforme digitali quasi come in un ‘supermercato globale’. Per questo, gli strumenti che ci fanno accedere alla rete devono essere considerati come tali.” ha dichiarato Vito Crimi, Sottosegretario all’Editoria e all’Informazione.