I Millennial non si accontentano: a un posto fisso che richiede di rinunciare ad alcuni dei propri ideali, preferiscono la precarietà che però lascia liberi.
Questo è quanto emerge dalla Deloitte Millennial Survey 2016, la ricerca condotta su circa 7 mila e 700 Millennial in rappresentanza di 29 Paesi nel mondo. Tutte le persone coinvolte, nate dopo il 1982, hanno un diploma o una laurea, sono impiegati a tempo pieno e nella maggior parte dei casi lavorano in aziende di grandi dimensioni.
Crescere, poter conciliare carriera e vita privata, rispettare i propri valori etici sono le regole imprescindibili alle quali non si può rinunciare, preferendo dunque un posto precario che però permetta di contemplarle.
Per questo, in Italia quattro su dieci cambierebbero lavoro nei prossimi due anni, uno su due nei prossimi cinque. Nel resto del mondo, invece, la percentuale sale al 66%.
Quello che più vorrebbero evitare è non sentirsi parte di un percorso di crescita (49%) e avere scarse possibilità di sviluppare competenze di leadership (63%). Per otto su dieci, un vero desiderio è il lavoro da casa che in molti credono avrebbe un impatto positivo sulla produttività.
L’86% degli intervistati italiani vorrebbe che le aziende si concentrassero di più sulle persone, sui clienti, sulla comunità in cui operano, sui prodotti e meno sui profitti. In generale, nel Paesi coinvolti, il 60% dei «senior» e il 55% dei «junior» di fronte a una scelta professionale si fa influenzare dai suoi valori.
Non solo: la ricerca fa emergere come i giovani abbiano molto a cuore la sostenibilità dell’operato di un’azienda. Ben il 56% dei Millennial, infatti, esclude a priori la possibilità di lavorare per realtà che non rispettano un tale principio, e addirittura il 49% di loro ha rifiutato un incarico che andava in contrasto con la propria etica professionale.