Francesca Anzalone è fondatrice e CEO di Netlife s.r.l., società specializzata in Comunicazione e Formazione e per l’azienda coordina e supervisiona i servizi di comunicazione corporate, valorizzazione di brand, media relation e Digital PR. Si occupa di comunicazione su Internet fin dal 1997: intorno alla passione per il mezzo ha costruito la sua professione, elaborando strategie efficaci per le aziende e attività di ricerca e formazione volte a mantenere un aggiornamento costante rispetto ai cambiamenti che coinvolgono i brand e la società in generale. La verità del messaggio resta per lei la base imprescindibile per un dialogo davvero virtuoso: ne abbiamo parlato in questa intervista a tutto tondo.
Chi è Francesca Anzalone e come si evolve la sua esperienza professionale?
Nella mia vita una costante importante è sempre stata l’amore per le lingue: fin da bambina ho adorato viaggiare e scoprire altre culture. Ho frequentato non a caso un liceo linguistico e ho vissuto negli anni diverse esperienze di viaggio e permanenza all’estero, manifestando ogni volta una grande volontà di comunicare. Mi sono poi laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia, studiando inglese e spagnolo e francese e tedesco. Per me era fondamentale poter dialogare con gli stranieri e ho avuto l’opportunità di farlo grazie al centro multimediale dell’università, sfruttando appieno anche le possibilità offerte da internet, per costruire le mie competenze e per poter accedere alle biblioteche straniere. Da lì la passione si è alimentata: oltre a studiare, infatti, lavoravo anche in una casa editrice e scrivevo per delle riviste. Ho pensato di creare un magazine online, costruendo quella che oggi si definirebbe una “redazione diffusa” sul territorio, contando su un gruppo di persone appassionate di cinema, letteratura, teatro e così via: abbiamo realizzato insieme l’appendice virtuale della rivista con cui collaboravo e così ho capito che avrei dovuto fare della mia passione il mio lavoro.
Qual è stato il passo successivo?
Grazie alle competenze sviluppate in ambito digital e web, nel 2000 ho iniziato a collaborare con l’Università Ca’ Foscari come facilitatore informatico nelle attività e-learning per docenti e corsisti, con lo scopo di creare e incentivare la nascita di community. Dopo la laurea, la collaborazione è proseguita, per corsi specializzati nell’uso dell’informatica a supporto della didattica e della comunicazione, trattando argomenti come usabilità ed e-learning, applicati anche alla LIS. In quello stesso anno ho fondato Netlife s.r.l., la mia società di servizi di comunicazione e formazione, che integra una visione di ricerca con una di mercato e di sviluppo, contribuendo a definire la figura di PR manager da inserire in contesti di crescita e valorizzazione dell’immagine e di strategie di sviluppo ed espansione aziendali, tramite gli strumenti digitali. Sono più di vent’anni che opero nel settore, cercando di alimentare sia il lato formativo che il lato imprenditoriale.
Quali sono gli aspetti che più l’appassionano nella sua professione?
I miei ricordi più belli sono legati all’esperienza di insegnare a persone provenienti dai paesi in via di sviluppo, in cui le connessioni sono limitate ed è più complesso trovare le soluzioni migliori per sviluppare comunque delle competenze e utilizzare il web nelle sue forme più utili e più sociali. È stato sfidante studiare insieme le strategie più efficaci per ottenere i risultati sperati. Tecnologia e innovazione web forniscono tanti valori aggiunti, soprattutto se utilizzati con consapevolezza. È necessario anche un senso di corresponsabilità, perché non tutti abbiamo la fortuna di godere di pari opportunità tecniche e di connessione.
Qual è il modo migliore per impostare una strategia di comunicazione efficace ed efficiente?
È fondamentale impostare la comunicazione in maniera responsabile e consapevole. L’uso della parola è cruciale, ci consente di dire in maniera precisa perché facciamo ciò che facciamo. La parola è l’arma più grande che abbiamo a disposizione, ce ne rendiamo conto nella nostra esperienza di tutti i giorni. Non è possibile bloccare la creatività e la libertà di espressione, ma purtroppo spesso ciò che si verifica è un continuo desiderio di parlare e commentare senza essere disposti ad ascoltare. La necessità dell’ascolto è un aspetto che le aziende non possono e non devono tralasciare. Sicuramente l’immagine conta, però, se questa immagine non corrisponde alla realtà concreta dei fatti, abbiamo un grosso problema. Non possiamo parlare di mission, vision e valori straordinari e meravigliosi, legati a un’identità aziendale bellissima, se poi in concreto ci accorgiamo che, ad esempio, il capitale umano non viene preso neanche in considerazione, restando inascoltato, senza riuscire a vivere positivamente l’atmosfera dell’azienda. Nella sovrabbondanza di informazioni, d’altro canto, è molto facile scoprire se non si sta raccontando la verità.
Su cosa devono lavorare le aziende per raccontarsi al meglio?
In primo luogo, occorre lavorare sul Company profile, coinvolgendo le risorse umane in questa costruzione di immagine e di valori. Non inventiamoci quello che non esiste. Oggi il mercato è più consapevole e attento, propenso a una comparazione continua tra i fatti e il racconto. Possiamo utilizzare foto e immagini, ma ognuna di esse deve raccontare una realtà, altrimenti il processo diviene controproducente. Prima ancora della costruzione della strategia, una competenza da sviluppare all’interno delle aziende è quella legata all’analisi del rischio. Di base, rimane fondamentale l’autenticità delle persone e la formazione. I dipendenti devono diventare coscienti di essere i veri Ambassador dell’azienda e vanno educati ad un utilizzo consapevole e responsabile dei social network, per evitare spiacevoli ripercussioni di immagine, in un panorama ormai del tutto interconnesso, nel quale tutto è in vetrina e può essere giudicato o frainteso.
Una panoramica dei trend della comunicazione aziendale per il 2019?
Oltre all’attenzione per il Company profile, con personalità e nuove strategie di lettura, ci stiamo evolvendo verso una comunicazione proiettata all’esterno, senza tralasciare la comunicazione interna, tramite gruppi di lavoro e attività di Team work. Oggi il tempo è uno degli elementi a cui dedicare maggiore attenzione: occorre rispettare il tempo degli altri, per cui è fondamentale capire quando rischiamo di invaderlo, scegliendo se è il caso di inviare una mail o pubblicare un contenuto. Se possiamo raccontare attraverso un’immagine efficace, facciamolo pure: individuiamo i concetti chiave e valorizziamoli. Così come valorizziamo le risorse umane, stimolando la creatività e premiando il talento. Il concetto di narratività in azienda deve coincidere col narrarsi in maniera onesta, senza rinunciare ad alcuni accorgimenti che possiamo utilizzare, come inspirational, fondali per le foto, gadget. Procedere con consapevolezza ed equilibrio è la tendenza giusta.
Elisabetta Pasca